Nel caso non l’aveste notato, ci sono tantissime compagnie che monitorano quello che facciamo e vediamo su web. In questo contesto di controllo totale è inserita Cell, un’installazione video basata sulla tecnologia Kinect e creata da James Alliban e Keiichi Matsuda.
“Cell è un progetto sull’identità online”, dice Matsuda. Il tutto è iniziato con una conversazione su come le persone rappresentano se stesse su Internet. “L’idea dell’aura digitale è diventata centrale per il progetto: una nuvola d’informazioni associate a noi, al nostro doppio virtuale”, continua Matsuda. Quando i visitatori entrano in una stanza attrezzata con Cell, le parole chiave galleggianti si attaccano a loro seguendoli in ogni movimento.
Sempre Matsuda: “L’istallazione è di per sè una provocazione, uno strumento con cui riflettere sulle opportunità e sulle insidie del trattamento dei dati personali.” La cosa più interessante è che le parole si attaccano alle persone completamente a caso: Cell non ha accessi alla loro vera identità online. Eppure, una volta che le parole si attaccano addosso, è difficile levarsele di torno. Questo concetto è analogo al modo in cui gli algoritmi tengono traccia delle persone che navigano online, decidendo da soli quali pubblicità preferirebbero.
Noi siamo davvero quello che scriviamo online, quello che postiamo, quello che cerchiamo su Google? Cell non ci dà risposte, ma almeno ci invita a riflettere.