Una struttura di cemento armato, vetro e acciaio, fatta di moduli cubici e sferici le cui funzioni sono racchiuse in gusci di calcestruzzo che si trovano ad altezze diverse e prevedono gradini per superare i dislivelli. Un’architettura fuori dai canoni, che sembra provenire da un altro pianeta e invece si trova in provincia di Roma, per la precisione in via Porto Azzurro a Fregene.
Si tratta di una casa sperimentale ed è stata progettata da Giuseppe Perugini, da suo figlio Raynaldo Perugini e da sua moglie Uga De Plaisant durante gli anni ’60. Dalla morte dell’architetto Perugini nel 1995, purtroppo, l’edificio è stato abbandonato e ora versa in uno stato di completa incuria, tra le erbacce, vandalizzato e riempito di graffiti.
Il pubblicitario Oliver Astrologo l’ha fotografato, per documentarne lo stato d’abbandono e per auspicare la rivalutazione dei suoi spazi. Dentro la struttura, Oliver ha posizionato delle persone per interrompere le geometrie del complesso architettonico.
Ma vediamo di capire meglio di cosa si tratta: negli anni ’60, la sperimentazione architettonica assunse forme e dimensioni futuristiche. Questa casa diventò ben presto emblema dell’ambiente culturale architettonico romano dell’epoca, la cui utopia si fondava sul rinnovamento della società ormai stantia dei decenni precedenti attraverso l’architettura, che diventa sia esercizio di stile, sia riflessione del concetto stesso di abitare uno spazio.
In pura contrapposizione con i monumenti storici italiani, la casa è fatta di sfere, cubi e scale. È chiamata anche casa-albero, perché i vari livelli sembrano appoggiati su rami di cemento. È la ribellione neorealista, un nuovo approccio alla progettazione architettonica che tende a valorizzare anche l’arte figurativa insita nel progetto.
Leggerezza e massività insieme, contrapposti ma anche organici all’interno di questa struttura. Sicuramente, un patrimonio da rivalutare. Queste foto aiutano a riflettere sull’importanza di valorizzare le risorse architettoniche del nostro paese, in special modo quelle più uniche che rare, come in questo caso.
FONTE | designboom.com