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Better Days Festival: Giovanni Troilo e Luca Santese di CesuraLab raccontano la nuova fotografia italiana

Luca Santese di CesuraLab e Giovanni Troilo durante il talk al Better Days Festival – Foto: Alessandro Sozzi

 

Al Better Days Festival arriva la fotografia: con Giovanni Troilo che ha affiancato Luca Santese di CesuraLab nel talk “Nuova fotografia italiana: il nostro Paese racconta e si racconta per immagini”. Troilo, classe ’77, nato a Putignano, e Santese, classe ’85, nato a Monza ma cresciuto artisticamente a Milano: due esponenti di una scuola fotografica italiana che da tempo è più che una promessa, è una promessa mantenuta. Non sono giovani fotografi, sono Fotografi con la F maiuscola. E chissà che cos’altro ci serviranno davanti agli occhi nei prossimi anni.

Profeti sia in patria che oltre confine, hanno lavorato tanto in Italia e di più all’estero, scegliendo una dimensione internazionale per il loro lavoro. Si trovano a proprio agio sia tra i braccianti schiavizzati nella raccolta dei pomodori di Rignano Garganico, sia nel cuore nero dell’Europa, la disperata Charleroi che Troilo ha raccontato nel progetto La Ville Noire, sia a Detroit negli anni della crisi più dura, e della città lanciata verso il default.

 

The gas supply tubes run along the houses built near the steel factories of Charleroi.
Belgium reached the quarter-finals of the last World Cup.
A typical skyline in Montignies-sur-Sambre.
In this gym many youngsters practise kick boxing.
This old airplane, parked close to the Ring of Charleroi, houses a discoteque.
Magali likes to be photographed by her husband on improvised sets.
A dummy for kickbox training.

 

Di Ville Noire, Troilo spiega che “È un lavoro su Charleroi. Ci sono legato perché la mia famiglia si trasferì lì per lavorare nell’indotto del carbone, e per me oggi Charleroi è il paradigma per parlare dell’Europa e dei problemi dell’Europa, è definita la Detroit d’Europa: c’è un dato politico e economico di disoccupazione a pioggia, Charleroi è la periferia di se stessa, invisibile. Un sacco di ragazzi non hanno titolo di studio… è un brodo primordiale dove tutto diventa possibile perché ‘la vergogna è morta a Charleroi’, come dicono da quelle parti“.

 

Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit
Arianna Arcara e Luca Santese - Found photos in Detroit

 

Santese invece racconta di Found Photos in Detroit, lavoro svolto insieme ad Arianna Arcara per CesuraLab: “Siamo stati a Detroit nel momento peggiore, nella crisi della motor city, della bolla immobiliare: e una volta lì abbiamo trovato delle foto, migliaia. Erano lasciate lì, tra una stazione di polizia e un tribunale abbandonati: c’era una montagna di immagini. Le vediamo e prendiamo tutto quello che possiamo prendere“. Il risultato finale è un volume che colpisce per la durezza delle immagini, per la loro capacità di farci immaginare il racconto, la storia che c’è dietro alle scatto, in quel caso documentale. Erano immagini della polizia.

 

Giovanni Troilo e Luca Santese di CesuraLab – Foto: Alessandro Sozzi

 

Sia Troilo che Santese sono stati a Rignano Garganico, in provincia di Foggia, a documentare le condizioni dei braccianti schiavizzati nella raccolta dei pomodori. Due lavori differenti, che raccontano bene la diversità di approccio allo stesso luogo e alla stessa storia “Ho fotografato chi viveva in quel campo come se dovesse andare sulla copertina del Rolling Stone – spiega Troilo – in questo caso però sapevo che mi sarei bruciato subito, e sono rimasto un giorno e mezzo“. Luca Santese – accompagnato da Alessandro Sala – di Cesura invece ha affrontato lo stesso luogo partendo dal cibo che si consuma nel campo “Il focus era la documentazione e siamo stati accolti bene, loro non sono abituati a vedere i bianchi che dormono o mangiano lì. Spiegavamo i motivi, se gli andava bene ok, sennò pace“.

Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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