È morto a 28 anni il 10 ottobre 1916 l’architetto Antonio Sant’Elia, a Monfalcone, durante la Grande Guerra del 15-18: ma la sua eredità vive ancora oggi.
Perché Sant’Elia – in appena 28 anni di vita – è riuscito a segnare l’architettura non solo del secolo in cui era cresciuto, ma anche di quello successivo. Un’influenza che si avverte ancora oggi.
Nella sua epoca fu un rivoluzionario: ucciso al fronte, con una pallottola di mitragliatrice in fronte. In quella stessa guerra “sola igiene del mondo” che tanto piaceva al movimento futurista – di cui lui stesso faceva parte – di quella guerra Sant’Elia scrisse “La trincea, questo budello paleolitico, è il luogo dell’incoscienza, della bestialità, del caos. Il nemico siamo noi“.
Quanto fu rivoluzionario nella sua epoca Sant’Elia è qualcosa che oggi ci sfugge, vediamo i suoi disegni e vediamo più o meno una città contemporanea.
Facciamo lo sforzo di inserirlo nel contesto in cui operava: erano gli anni dell’art nouveau, non delle torri alte decine e decine di piani, non dei grattacieli neanche contemporanei – perché quasi neanche oggi sono contemporanei – da lui disegnati, no, Sant’Elia era ancora oltre.
Scrive di lui la Treccani che fu “critico nei confronti del classicismo accademico e dell’art nouveau che dominavano il linguaggio architettonico italiano del periodo” ed è vero, come è vero che “i suoi disegni mostrano, di contro, una caratteristica presenza dinamica di linee oblique, forme ellittiche, torri di distribuzione e smistamento del traffico, strade su più livelli, in un ricercato rapporto tra le soluzioni volumetrico-spaziali degli edifici e la città“.
La città di Sant’Elia era una visione medianica, uno squarcio sul futuro, era la città che avremmo visto piovosa e buia in Blade Runner, un film del 1982, tratto da un romanzo del 1968, ambientato in una Los Angeles distopica del 2019. Lui quella città la vedeva negli anni dieci.
Autore del Manifesto dell’architettura futurista pubblicato nel 1914, Sant’Elia fu architetto preveggente, capace di immaginare La Città Nuova, ribattezzata in seguito Città Futurista, e verrà celebrato nel centenario della sua morte dalla Triennale di Milano a partire dal prossimo 24 novembre fino all’8 gennaio prossimo, con una grande mostra a ingresso libero.
Per la prima volta vedremo esposti “un considerevole corpus di disegni originali, provenienti dalla Pinacoteca di Como e da collezionisti privati, relativi alla Città Nuova, progetto di una grande città del futuro, al quale il giovane Sant’Elia iniziò a lavorare già dall’aprile 1914” disegni che forse a molti di noi echeggiano giusto un’antologia di storia dell’arte del liceo, ma visioni che hanno segnato un intero secolo di architettura e oltre, come dicevamo in apertura.
Suddivisa in quattro sezioni, questa mostra in Triennale vale sicuramente una visita: segnatevela in agenda.