Ambiente

La foresta amazzonica produce davvero il 20% dell’ossigeno mondiale?

L’Amazzonia continua a bruciare e una delle frasi più utilizzate per propagare l’allarme è “questa foresta produce il 20% dell’ossigeno presente nell’atmosfera, è il polmone del pianeta e perderla avrà delle conseguenze devastanti”.

Nonostante la frase sia utilizzata anche da autorevoli soggetti ambientalisti, diversi testate con argomentazioni scientifiche sostengono che l’ossigeno nell’atmosfera sia prodotto principalmente dal fitoplancton del mare, mentre tutte le foreste mondiali insieme siano responsabili solo del 20%. Insomma sui numeri c’è confusione ed è un peccato che una delle frasi più ad effetto sia sbagliata. Tuttavia la battaglia per difendere l’Amazzonia è giusta e quest’errore di comunicazione è irrilevante, perché l’importanza della foresta è nella sua capacità di assorbire CO2, in quanto durante la fotosintesi clorofilliana la pianta fissa nel legno l’anidride carbonica nell’aria. Togliere l’anidride carbonica significa ridurre l’effetto serra e ridurre quindi la temperatura del pianeta. Per questo piantare alberi è una cosa giusta.

Se mettiamo da parte l’argomento “anidride carbonica”, che dire del fatto che gli incendi stiano distruggendo l’habitat di milioni di persone, animali e piante? La biodiversità è una ricchezza naturale. Inoltre ci sono migliaia (c’è chi dice milioni), di specie ancora sconosciute, magari anche utili all’uomo perché capaci di produrre qualche proteina, qualche gene, qualche composto chimico dalle straordinarie proprietà.

Insomma, se l’Amazzonia non produce il 20% dell’ossigeno della Terra, non è importante.

Bolsonaro, il presidente del Brasile, sembra un altro Trump, e con le sue politiche a favore dei disboscamenti (o perlomeno tolleranti nei confronti di chi appicca gli incendi) va nella direzione di massimo sfruttamento del pianeta, vuole ricavare terreno nuovo da coltivare, da dare agli agricoltori per produrre e aumentare il PIL del paese.

Colombia, foresta. Foto di David Riaño Cortés da Pexels

Forse per questo pazzo pazzo mondo dove valgono solo i soldi, bisognerebbe comprare la foresta, pagarne tutti l’affitto, globalmente. Pagare delle quote di ossigeno che l’Amazzonia produce, pagare l’umidità che immette nell’atmosfera, pagare per tenerla così com’è perché è anche ingiusto da questo vecchio occidente (ancora) ricco dire agli altri paesi che devono stare attenti all’ambiente, dopo averlo sfruttato senza remore per centinaia di anni.

(Ndr 29/08/2019: un sistema di questo tipo in realtà esiste già ed è in funzione, si chiama carbon credits)

 

Giulio Pons

Ingegnere del software, ha superato i quaranta ed è un papà felice. Vive internet come la normalità. Ha fondato Rockit.it e Dailybest.it e lavora a Better Days come programmatore e responsabile dell'area tecnologica.

Published by
Giulio Pons

Recent Posts

L’importanza del legame con i tifosi per le associazioni sportive locali

Squadre e associazioni sportive: gli accessori che aiutano a rendere profondo il legame con i…

2 mesi ago

Il ragazzo meraviglia: Robin Champloo

Juni Ba ne Il ragazzo meraviglia dimostra quanto il comics "americano" sia ancora vivo e…

2 mesi ago

Laika: puoi fidarti di me

Nick Abadzis celebra la cagnolina Laika in un fumetto superlativo, pubblicato da Tunué. I could…

2 mesi ago

The Brutalist: si può fare architettura dopo Buchenwald?

The Brutalist di Brady Corbet  risponde di sì, che è l'unica meta possibile di quel…

2 mesi ago

Suoni ancestrali, una conchiglia con dentro un enigma

Con Suoni ancestrali Perrine Tripier realizza un romanzo sconvolgente e perturbante che parla di politica,…

2 mesi ago

Kingdom Come: Deliverance II. Son monarca, son boemio

Kingdom Come: Deliverance II di Warhorse Studios è un instant-classic del gioco di ruolo. La…

2 mesi ago