Ambiente
di Stefano Disastro 2 Ottobre 2017

Basta rifiuti! In Francia la prima causa contro l’obsolescenza programmata

Quanti prodotti ancora potenzialmente buoni buttiamo via ogni anno perché si guastano inspiegabilmente? Spesso è un trucco delle case di produzione

Fate mente locale, negli ultimi anni quanti gadget o oggetti tecnologici avete buttato?

Ogni anno, secondo una relazione pubblicata nel dicembre 2016 da Friends of the Earth, tra le 550.000 e 1.3 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici vengono esportati illegalmente nelle discariche selvagge in Africa e in Asia. Ma, la cosa ancora più incredibile (oltre allo schifo) è che la maggior parte di questi dispositivi potrebbe tranquillamente essere ancora nei nostri salotti o nelle nostre tasche. Perché?

 


Ogni anno nel mondo ci sono 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti abbandonati che non entrano nel circuito del riciclaggio o del semplice smaltimento.

 

Sapete tutti cos’è l’Obsolescenza Programmata vero?

Il processo è molto semplice e il segreto dell’Obsolescenza Programmata è il classico ‘segreto di Pulcinella’. Partendo dal presupposto che quanto prima si rompe un prodotto (non troppo ‘prima’ per non rendere palese il giochino e per non far scattare nella testa dell’utilizzatore il pensierino “mi hanno sòlato”), tanto prima il consumatore è costretto a rimettere mano al portafoglio (con grande gioia delle aziende e dei loro bilanci, un po’ meno di gioia per l’ambiente costretto a smaltirne i rifiuti), molti produttori, in molti settori industriali, sono da anni sospettati di forzare l’obsolescenza naturale dei prodotti in questo giochino delirante. Come? Alcuni esempi: rendendo una parte essenziale dei meccanismi di funzionamento particolarmente fragile, rendendo lo smontaggio (e quindi la riparazione) impossibili, oppure rendendo un dispositivo perfettamente funzionante incompatibile con il nuovo software, eccetera eccetera.

Il problema di un simile processo è rappresentato – come ben immaginate – dagli altissimi costi ambientali, completamente esclusi finora dai bilanci aziendali. Ma qui arrivano le buone notizie, o almeno quelle notizie che qui a Dailybest ci piacciono tanto e danno speranza che non tutto sia ancora perduto.

In Francia l’associazione Halte à l’obsolescence programmée (HOP),  il 17 settembre 2017 ha presentato una denuncia presso il procuratore della Repubblica di Nanterre, intentando una causa a Epson proprio per “obsolescenza programmata”.

In questo caso, HOP accusa i produttori di stampanti di ingannare il consumatore con messaggi di errore e richieste di pezzi di ricambio che non sarebbero necessari: “Abbiamo dimostrato che alcune stampanti sembravano inutilizzabili a causa di un errore interno, ma che, dopo essere state resettate,  hanno ripreso a funzionare perfettamente” dice Laetitia Vasseur, co-fondatore e delegato generale di HOP. “Le cartucce descritte come vuote non sarebbero effettivamente vuote e le pastiglie di assorbimento che si presentano come “rotte” non lo sarebbero in realtà.”

 

Questa è la prima volta che in Francia è stata fatta una denuncia di obsolescenza, prevista dall’entrata in vigore della legge del 2015 che ha reso questa pratica un reato punibile con due anni di reclusione e € 300.000 di multa.

Con un lavoro di diversi mesi di ricerca, una dozzina di interviste e incontri con riparatori, venditori, avvocati, costruttori e rivenditori, oltre ai feedback dei consumatori e a prove empiriche di smantellamento delle stampanti, la relazione d’indagine HOP accusa diversi produttori di stampanti di abbreviare deliberatamente la durata di vita delle stampanti e delle cartucce. HOP avrebbe inoltre identificato centinaia di migliaia di denunce fallite fatte negli ultimi anni dai consumatori su stampanti non funzionanti.

Insomma, un bel malloppo che passa nelle mani dei giudici francesi per una sentenza che sicuramente sarà fondamentale per cercare di tamponare (meglio sarebbe “risolvere”) questa -chiamiamola così- cattiva abitudine. In attesa di una qualche proposta di Legge simile anche in Italia.

“È necessario che la riparazione sia un’abitudine naturale, che i pezzi di ricambio siano disponibili e che il possesso cessi di essere la norma” riassume Laetitia Vasseur. “È necessario che il modello in cui viviamo evolva, che il genio industriale e la responsabilità ambientale siano due facce della stessa moneta, che l’attenzione sia sul non danneggiare irrimediabilmente  il pianeta su cui vivranno le generazioni future”.

 

 

Una stampante Epson fuori uso. (Foto: Newtown graftiti, commons creative / Flickr)

 

 

FONTE | usbeketrica.com

 

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