La prima è datata 450 milioni di anni, la seconda 370 ed è stata causata dall’impatto del nostro pianeta con una serie di meteoriti. I dinosauri però non erano ancora presenti, i grandi rettili se la sono vista male solamente nel quinto di questi disastrosi eventi, di mezzo, c’è stato tempo per una terza e una quarta catastrofe naturale. Di cosa stiamo parlando? Delle grandi estinzioni di massa. E a quanto pare siamo giunti al momento della sesta, la prima da quando l’uomo è apparso sulla Terra (contrariamente a quello che può sostenere Albano), la più subdola perché, già in atto, si sta compiendo silenziosamente sotto i nostri occhi.
In una ricerca pubblicata nel 2015 dalla rivista Nature un team di scienziati ha tentato di stabilire il numero attuale degli alberi esistenti sul pianeta Terra. Lo studio ha inoltre approfondito questi dati stimando che dall’Olocene, il periodo in cui è nata l’agricoltura, ad oggi la popolazione di alberi (che constava di circa 6mila miliardi di capi) sia praticamente dimezzata. Attualmente si abbattano circa 15 miliardi di alberi l’anno, gran parte di questo sterminio è avvenuto negli ultimi due secoli. Quando si parla di estinzione di massa, e più in generale d’estinzione, è naturale che, per pura affinità emotiva, il nostro primo pensiero sia rivolto agli animali. Ma la realtà è un’altra e, almeno a livello di specie, il regno vegetale è sicuramente quello più coinvolto. Questo non toglie nulla alla gravità di entrambe le situazioni: il mondo vegetale e quello animale stanno combattendo una vera lotta per la sopravvivenza contro l’uomo resa ancora più probante dal fatto che, molto spesso, dal destino dell’uno dipenda quello dell’altro.
La IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha stilato una lista sulle specie vegetali a rischio. Confrontando la “lista rossa” con le opere dei più importanti biologici della storia, con un particolare occhio di riguardo per lo Species Plantarum del 1753 di Carlo Linneo, è stato scoperto che almeno 500 piante catalogate dal noto naturalista svedese sono oggi scomparse. Uno studio più recente, in cui sono state prese in considerazione oltre 450 varietà di arbusti europei, ha invece dimostrato che oltre il 50% delle specie nel nostro continente è a rischio. Le cause di questa estinzione sono molteplici, e sono tutte riconducibili all’operato dell’essere umano.
L’urbanizzazione selvaggia che prima ha coinvolto le periferie delle città e poi le aree più rurali di ogni Paese. L’inquinamento, dovuto all’industrializzazione, così come l’allevamento e l’agricoltura su grande scala che hanno dovuto selezionare varietà sempre più performanti a discapito delle specie locali e, nei casi più estremi -come quello delle coltivazioni intensive di avocado in America centrale – provocano ogni anno ettari ed ettari di disboscamento. Gli incendi, dolosi o involontari, e l’introduzione di specie alloctone -ormai arcinoto il caso della Xylella fastidiosa (di nome e di fatto), batterio proveniente dalla Costa Rica che ha causato un vero e proprio sterminio di ulivi in tutto il bacino del Mediterraneo- completano un quadro già fortemente messo a rischio dalle conseguenze del riscaldamento globale.
Non vi sentite un po’ in colpa? L’elenco delle piante in via d’estinzione è veramente gigantesco. Noi ne abbiamo selezionate cinque, tra le più particolari e iconiche, di cui è possibile reperire semi e bulbi on-line senza spendere cifre folli. In questo modo potrete contribuire attivamente conservazione di una specie in via d’estinzione.
Psichotrya Elata:
Denominata anche Hot kiss plant o fiore di Mick Jagger per la sua somiglianza con il logo dei Rolling Stones, la Psichotrya è notoriamente conosciuta come la pianta del bacio della morte, e non è difficile capire perché. Il motivo risiede nella particolare forma delle sue brattee che ricordano le labbra carnose, sensuali e cosparse di rossetto di una donna. La trovate attraente? Beh, funziona anche con insetti e i colibrì che sovente s’appoggiano sulla bocca petalosa della Psichotrya per succhiarne il polline in un bacio appassionato. Ma, attenzione, le sue bacche sono altamente psicotrope.
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Crocus Etruscus:
La varietà di climi e paesaggi del nostro stivale ha dato vita a una miriade di varietà locali storiche che, fortunatamente, sopravvivono grazie all’estenuante lavoro di appassionati agricoltori e al campanilismo che notoriamente contraddistingue ogni provincia italiana. Tra questi vi è il Crocus Etruscus, una specie endemica molto rara che ancora oggi si può trovare esclusivamente nei castagneti nei pressi di San Gimignano. Dai pistilli essiccati si ottiene la preziosissima spezia, per un chilo di zafferano occorrono circa centoventimila fiori. Forse non riuscirete a fare un risotto, ma è facilmene coltivabile in vaso e il fiore è comunque molto bello.
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Ninfea Bianca:
Per i buddisti rappresenta la purificazione d’animo, per i greci l’amore platonico, ed è proprio al popolo ellenico che deve il suo nome. La ninfea, pianta diffusa in tutto il mondo, un po’ come le tigri albine, sopravvive in cattività, adornando i laghetti dei parchi e delle ville storiche, ma sta pericolosamente scomparendo in natura. Russi e finlandesi ne mangiano la parte sommersa, come le nutrie e il gambero americano introdotti in Umbria che, insieme all’inquinamento, qualche anno fa stavano per determinare l’estinzione del fiore reso iconico da Monet nel Lago Trasimeno.
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Mammillaria Herrerae:
Dopo gli anfibi, i coralli e le conifere, i cactus sono il gruppo tassonomico con la più alta percentuale di specie minacciate. I motivi sono molteplici, fra tutti, il mercato illegale, del tutto simile a quello delle opere d’arte, che contraddistingue le piante grasse più rare. Le Mammillaria sono, per intenderci, quel genere di cactus ricoperti da un folto manto peloso, la Herrerae, in particolare, cresce sulle alture del Queretaro, uno stato del Messico centrale, ed è stata così sfruttata per la cosmesi che oggi è a rischio estinzione. Ma se pensi che i cactus siano quel genere di piante che puoi anche dimenticarti di bagnare, non credo contribuirai alla conservazione di questa specie.
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Rafflesia Arnoldii:
La pianta col fiore più grande al mondo può vantare un altro primato: puzza. Ed è proprio grazie a questo suo sgradevole attributo che, almeno sull’isola di Sumatra, continua a proliferare attirando insetti impollinatori. Si narra il suo odore sappia di cadavere, e noi non vorremo mandarvi i NAS a casa, ma, se siete appassionati di Pokemon, avrete sicuramente notato qualche somiglianza? Sì esatto, vi sto dicendo che avete la possibilità di allevare un Vileplume nel vostro giardino. Come non comprarla?
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Per chi non avesse proprio il pollice verde, QUI un kit con tre varietà di semi rari ad alta germinabilità, con tanto d’istruzioni. Non vi resta che provare, si può fare del bene al pianeta anche rimanendo sul proprio balcone.