Donne in campo di Cia è un’associazione di imprenditrici e donne che hanno a cuore l’ambiente e la terra, impegnate principalmente nel settore agricolo. Le Donne in Campo sono “impegnate nella valorizzazione di tutti i metodi di produzione agricola ecocompatibili con particolare attenzione alla salvaguardia della stabilità e alla fertilità dei suoli” e “vogliono introdurre con la ricerca innovazioni culturali, di processo, di prodotto e di diversificazione delle attività aziendali a integrazione del reddito” (Donneincampo). È proprio sulla linea di questi propositi che nasce Agritessuti, un brand ecosostenibile a tutti gli effetti.
Lo scopo di Agritessuti è quello di creare una filiera tessile ecologica di tessuti lavorati unicamente con fibre vegetali e animali, e tinte con colori vegetali, provenienti quindi da frutta, ortaggi, radici, foglie e fiori. Un’iniziativa lanciata lo scorso settembre, a Roma, in occasione di “Paesaggi da indossare – Le Donne in Campo coltivano la moda”, una tavola rotonda di imprenditrici agricole, docenti e ricercatrici che si sono incontrate per fare il punto della situazione sulle potenzialità delle fibre tessili naturali.
Secondo i dati raccolti da Cia-Agricoltori italiani, la produzione di eco-tessuti (principalmente di lino, canapa e gelso da seta) è attiva attualmente in 2000 aziende del nostro paese con un fatturato che sfiora i 30 milioni di euro. Senza considerare tutte quelle imprese che producono piante officinali, alcune delle quali con proprietà tintòrie, come lavanda e camomilla e senza considerare la possibilità di tingere i capi con gli scarti dell’agricoltura, come le scorze del melograno, le bucce della cipolla, le foglie dei carciofi, i residui di potatura di olivi e ciliegi e i ricci del castagno.
Il successo della moda ecologica è ormai consolidato e si prevede una crescita del settore con un trend che potrebbe addirittura triplicare nei prossimi tre anni, considerando che già negli ultimi due anni la domanda di abiti sostenibili in Italia è aumentata del 78% e che, ad oggi, il 55% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più per dei capi ecologici ed ecosostenibili.
Il discorso sulla sostenibilità di questo settore è fondamentale: l’industria tessile è, infatti, la seconda più inquinante al mondo dopo quella petrolifera ed è responsabile del 10% delle emissioni totali di CO2. Trovare metodi alternativi per produrre e lavorare i tessuti senza sprecare infinite quantità di acqua ed altre risorse, senza contaminare con sostanze chimiche i corsi d’acqua, utilizzando scarti alimentari ed elementi vegetali, risulta, quindi, necessario.
Agritessuti di Donne in campo di Cia è solo una delle tante proposte di brand italiani di moda sostenibile, che vuole “mettere a disposizione del consumatore un prodotto di qualità, certificato, tracciato e sostenibile” e che riporta alla memoria la possibilità, quasi ancestrale, di poter utilizzare la natura e la terra per realizzare e tingere i capi con cui ci vestiamo ed esprimiamo i nostri gusti e la nostra personalità. Sono molte le realtà che hanno già intrapreso questa strada e Agritessuti ne è un caso esemplare. Ora però, tocca alla grande industria della moda.
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