Ieri, la nuova Miss Italia Alice Sabatini, viterbese di 18 anni è stata assalita da quella che in gergo si definisce shitstorm, la cui traduzione la capite da soli. Offese personali, post al vetriolo, meme di ogni tipo per una sua affermazione durante lo show televisivo Miss Italia. Alla domanda di Claudio Amendola: “In quale epoca avresti voluto vivere?”, ha risposto: “Nel 1942, per vedere la Seconda Guerra Mondiale, anche se essendo donna non avrei fatto il militare e sarei stata in casa, impaurita.”
Di certo c’è che a 18 anni, fasciata in un costume dorato e in diretta nazionale, ci può stare di dire una cazzata, oppure di esprimere male un proprio parere. Magari se Claudio Amendola, in pieno stile poliziotto americano, le avesse detto “Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te”, ci avrebbe riflettuto di più o avrebbe risposto “Parlerò solo in presenza del mio avvocato”. Invece è andata così e l’ondata negativa sembra non arrestarsi.
Una cosa singolare è che, nel criticarla, tutti i detrattori sembrano improvvisamente diventati esperti degli anni ’40 e saggisti della Seconda Guerra Mondiale. Paradossalmente, grazie ad Alice abbiamo potuto rileggere alcune storie che spesso non trovano spazio nelle condivisioni dei social.
Le donne hanno avuto un ruolo chiave in quegli anni. Oltre a curare i feriti e trasportarli agli ospedali, a raccogliere indumenti e cibo, ad assistere i familiari dei caduti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 molte donne sono state chiamate in causa in prima persona, da una parte e dall’altra del conflitto.
In molte hanno fatto parte della Resistenza e combattuto fianco a fianco con gli uomini, oppure sono state staffette partigiane, portando ordini, vestiti, cibo e munizioni ai partigiani da una città all’altra, rischiando la vita per riuscire a superare i blocchi dei soldati nazi-fascisti. Si parla di ragazze di 16-18 anni, quindi dell’età di Alice e delle molte che la criticano, che si muovevano a piedi o in bicicletta. Secondo i dati dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), durante la Seconda Guerra Mondiale ci sono state 35mila donne combattenti, circa 70mila attive nei cosiddetti Gruppi di Difesa della Donna con compiti di organizzazione e sostegno e 11mila furono uccise o deportate. Non mancarono donne che decisero di sostenere la Repubblica di Salò e quanto rimase del fascismo dopo l’armistizio con gli Alleati, entrando nel cosiddetto Servizio Ausiliario Femminile, anche se in questo caso si parla di cifre nettamente inferiori.
Per provare a capire cosa voleva dire essere donna in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, vi proponiamo le storie di cinque donne combattenti.
Carla Capponi, romana nel 1943, dopo il bombardamento di San Lorenzo, diventò volontaria al Policlinico, poi dette ospitalità ad attivisti partigiani fino ad imbracciare il fucile, difendendo Roma dalle truppe tedesche e salvando i compagni feriti. Diventò vice-comandante di una brigata nella capitale e dopo la guerra le venne assegnata la medaglia al valore militare. Nel 1953 e nel 1972 venne eletta in Parlamento nelle fila del Partito Comunista Italiano.
Gisella Floreanini fu la prima combattente a diventare capo di una Repubblica Partigiana, la Repubblica dell’Ossola. Fu incarcerata e decorata con la medaglia d’oro alla resistenza. Il suo nome di battaglia era “la Falciatrice”. Venne eletta in Parlamento nella prima e seconda legislatura, nel PCI.
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Irma Bandiera è un simbolo della Resistenza, nota con il nome di battaglia Mimma. Per aver fatto la staffetta partigiana e aver trasportato armi, venne torturata e uccisa dai fascisti nel 1944. Il suo corpo venne esposto per un giorno intero a Bologna, sulla strada adiacente la sua abitazione.
Giovanna Marturano nel 1943 operò come staffetta partigiana all’interno della Brigata Garibaldi, a fianco di suo marito Pietro Grifone. È stata presidente onoraria dell’A.N.P.I. ed è morta a 101 anni nel 2013.
Nilde Iotti nel 1943 partecipa alla resistenza, svolgendo funzioni di porta-ordini, per poi aderire ai gruppi di difesa della donna, prima di diventare compagna di Palmiro Togliatti ed esponente politica del PCI, ricoprendo a lungo il ruolo di Presidente della Camera.