Con Suoni ancestrali Perrine Tripier realizza un romanzo sconvolgente e perturbante che parla di politica, ambizione e morale.
And yet, her soul will one day embed itself in the bosom another Fire Keeper.
Dark Souls 3
Suoni ancestrali di Perrine Tripier, pubblicato da e/o per la traduzione di Alberto Bracci Testasecca, mi ha fatto lo stesso effetto di quando ho aperto per utilizzato per la prima volta la chiave della torre del Santuario del Legame del Fuoco in Dark Souls 3. Capisco che molti potrebbero risultare un po’ straniti dall’aver messo in relazione due mondi così distanti eppure, tra le pagine della scrittrice francese, ho ritrovato la stessa fredda oscurità, unito a un pieno senso di smarrimento e inquietudine che ho avuto quando mi sono affacciato in quell'”abisso” della torre.
Eppure questo libro, almeno all’apparenza, dovrebbe trattare in fin dei conti di archeologia, avendo come protagonista Martabea, un’accademica di buona fama che viene incaricata dal sovrano locale di dirigere, in un certo qual modo, gli scavi che stanno portando alla luce la capitale dei morgondi, un popolo considerato “mitologico” nel Paese e di cui si cantava nelle fiabe e nei racconti della buonanotte per fare addormentare i bambini. Eppure sembra essere tutto vero: quei guerrieri “nati dal mare e che combatterono mostri marini” sono esistiti veramente e sono proprio come sono stati tramandi, ovvero forti, nerboruti e con barbe rosse come il sangue, intrepidi e valorosi guerrieri che non arretrano di un passo di fronte agli orrori degli abissi. Il libro, con una prosa al tempo stesso asciutta e enfatica di Tripier, diversa rispetto a “Le guerre preziose”, perché meno dolce-amara e più tagliente, ma comunque sempre riconoscibile tra mille, ci accompagna quindi in questo momento di vera e propria esaltazione nazionale, laddove il mito prende forma e realtà: la “febbre dei morgondi” conquista il paese e i “bollettini dagli scavi” della nostra archeologa finiscono in prima pagina sul giornale. Martabea stessa rifiorisce e da una, tutto sommato, anonima accademica diventa una persona consapevole della sua erudizione e conoscenza, oltre che del suo fascino.
Eppure nonostante la “musica sopita nei secoli” sembra essere tornato a suonare tra le vie del paese, sembra che qualcosa “non torni” rispetto alla fanfara che la politica sta già gonfiando: da quello stesso abisso da cui i morgondi sono venuti fuori, quasi all’improvviso, c’è forse qualcos’altro, una verità più vera del mito che spinge per fuoriuscire dalle viscere della Storia. E qui Tripier riesce, con una maturità e una maestria rara per una scrittrice tanto giovane, ad accompagnarci in questo “adombrarsi della luce dell’entusiasmo”, conducendomi in notti senza stelli, dove il fiato si mozza e il sangue si raggela per una verità non detta, una mezza parola scappata, un’occhiata fugace a quella cripta celata nella terra. Suoni ancestrali, il cui titolo originale “Conque” è ancora più misterioso, è un libro incredibile e eccezionale, insondabile e misterioso ma per questo, forse, tanto fascinoso. Un po’ come un dialogo di From Software.