Sylvain Repos con Yojimbot, pubblicato da ReNoir Comics, ci presenta un mondo robotizzato e marziale meraviglioso.
Yojimbot di Sylvain Repos, opera arrivata al terzo volume (tutti quanti pubblicati in Italia da ReNoir Comics) è una di quelle serie a fumetti che non può fare a meno di provocare un “effetto meraviglia” in chi la legge. L’autore francese, anche grazie alla, apprezzatissima, presenza a Lucca Comics 2024, è diventato un punto di riferimento anche qui da noi, grazie a un tratto e un disegno incredibilmente personale, con però un sacco di rimandi e riferimenti al “mondo artistico” di, tra gli altri, Katsuhiro Otomo e Moebius, giusto per citare i più importanti. Già solo questa frase dovrebbe far “tremare le vene ai polsi” agli appassionati del fumetto ma, mi pare giusto per le lettrici e i lettori di Dailybest, dare un po’ di contesto per quanto concerne anche la trama di Yojimbot. Da questo punto di vista la trama è abbastanza semplice, visto che siamo in una sorta di Giappone del futuro in cui, dopo tremende guerre e cataclismi, l’umanità è come se fosse scomparsa dal pianeta Terra, completamente ormai “abitato” solo da robot, più o meno senzienti e organizzati come se fossero nel Giappone feudale. Queste creature meccaniche, infatti, passano la propria esistenza a riparare katane, incrociarsi in duelli onorevoli tra samurai e fare la guardia a determinati templi (che in realtà sono delle “stazioni di ricarica” delle loro stesse batterie).
Questa sorta di status quo, nel quale è immerso il nostro robot protagonista della storia, viene interrotto da un incontro molto particolare, ovvero quello con un umano, anzi due, fuggiti da un misterioso laboratorio. Eppure, se questo è l’innesco dell’intera vicenda, vorrei soffermarmi su qualche vignetta prima, ovvero le prime scene in cui Repos mette in mostra le due doti da disegnare, con uno scontro, uno scontro onorevole, tra due robot. Lo scontro è qualcosa di eccezionale, con un dinamismo che viene accentuato dalle linee cinetiche e da un gusto e un’ispirazione rarissima per quanto concerne i movimenti, torsioni e attacchi di corpi meccanici come sono quelli che vediamo qui. Repos è, insomma, un mostro di bravura e se lo avete incrociato nelle già citate fiere del fumetto nostrano, beh vi sarete accorti che i suoi “schizzi da fiera” non sono semplici ricordi ma vere e proprie opere d’arte.
Anche dal punto di vista della scansione e divisione delle tavole e delle diverse scene, siamo su altissimi livelli. La narrazione non è sempre “di corsa”, ma ci sono dei momenti riflessivi in cui il lettore viene accompagnato per mano dall’autore che gli mostra le bellezze e specificità di questo “Giappone del futuro che però è piombato in un passato feudale un po’ fittizio un po’ da parco dei divertimenti”. Molto gustosi, a mio avviso, le parti conclusive dei volumi di ReNoir Comics, che vedono la presenze di numerosi studi preparatorio e non per l’opera stessa, che mettono in risalto il percorso creativo del fumettista francese. Insomma Jojimbot è una vera e propria apoteosi dell’eleganza, perfezione e ispirazione del segno grafico messo al servizio di una storia distopica con samurai robot. C’è bisogno di aggiungere altro? Non credo proprio!