Con Fiore di pietra Hisashi Sakaguchi ci fa fare un viaggio nel tempo, doloroso e quanto mai attuale.
Se eri fortunato ti poteva capitare di avere un amico con l’antenna esatta che captava la Svizzera o Capodistria. Tele Capodistria era un vulcano di emozioni. Film partigiani dove i tedeschi erano cattivi e i partigiani buonissimi e intelligentissimi. Un paradiso socialista.
Offlaga Disco Pax, Cinnamon
Una lezione di Storia, ma anche di vita e relazioni umane potrebbe essere il riassunto migliore del primo volume di Fiore di pietra, l’opera di Hisashi Sakaguchi che Coconino ha pubblicato per l’imprint Doku (che continua a confermarsi non solo una collana “fertile” ma anche abbastanza fondamentale per chi è affamato di buone, anzi buonissime letture). Il manga in questione è infatti un vero e proprio viaggio nel tempo all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, più precisamente nel 1941, quando le Potenze dell’Asse, Germania e Italia, stavano iniziando ad allungare i propri artigli sui Balcani, dalla Slovenia fino alla Grecia. Proprio in Slovenia si apre la nostra storia, che vede protagonista Krilo, quello che si potrebbe definire come un ragazzo come tanti: è buono d’animo, cresciuto in un contesto rurale, un po’ distratto ma anche capace di entrare in empatia con gli altri. Il piccolo villaggio sloveno è una specie di minuscolo eden, che ricorda un po’ certe ambientazioni di Heidi. Peccato che al contrario dell’anime del 1974, la Guerra Mondiale incombe. Nelle prime pagine del fumetto, infatti, la scolaresca di Krilo, andata a visitare le grotte di Postumia, viene attaccata da un aereo tedesco: molti dei suoi compagni vengono crivellati dai colpi dell’aeronautica tedesca e muoiono sul colpo. Il nostro ragazzo riesce a salvarsi e, in qualche modo, a raggiungere il proprio villaggio natio per scoprire l’indicibile: l’Asse è arrivato lì e ha distrutto e incendiato tutto.
Da qui inizia la vera e “propria” storia. Krilo si ritrova, praticamente, solo al mondo, dopo aver, probabilmente, perduto i genitori durante l’attacco al proprio villaggio. Il fratello, studente universitario a Zagabria, è disperso. Insomma il nostro ragazzo si ritrova, praticamente nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, in balia degli eventi. Eppure, quella nobiltà e bontà d’animo che si ritrovava nelle prime pagine, qui ritorna. Perché Krilo, come molti giovani fecero a suo tempo realmente, se ne va in montagna e si unisce a un gruppo di partigiani iugoslavi. Ecco qui, a mio avviso, c’è la vera grandezza di Fiore di pietra, ovvero fare della vera e propria didattica storica, con tantissimi dettagli, precisi e puntuali, sulla situazione bellica e politica dei Balcani al tempo, senza mai appesantire o affaticare il lettore. Hisashi Sakaguchi è bravissimo a dosare divulgazione e azione, momenti più di “trama verticale” ed altri di contesto e non è un caso che Tezuka, con cui collaborò per Kimba il leone bianco e altri progetti, lo considerasse un vero e proprio talento. L’autore riesce, un po’ ricordando Alessandro Barbero, a rendere “viva e vitale” la Storia: tra l’altro con anche numerosi riferimenti ai crimini di guerra dell’esercito fascista italiano che, è bene non dimenticarlo mai, nei Balcani non solo operò ma per quasi tre anni fece il bello e cattivo tempo, dalla Slovenia appunto fino alle isole della Grecia.
In Fiore di pietra, ad esempio, si evidenzia bene non soltanto la complessità etnica dei Balcani, divisi tra tanti popoli che parlano lingue differenti, usano alfabeti contrapposti e professano fedi le une diverse dalle altre, ma anche politiche. Infatti si fa presto a dire “partigiani serbi”: perché ci sono i monarchici e i comunisti, i liberali e quelli che virano più verso l’anarchia, senza considerare i serbi, i croati, gli sloveni, i montenegrini, i bosniaci eccetera eccetera. Insomma un calderone che poi, come ben sappiamo, circa cinquant’anni dopo questi fatti scoppierà. Eppure “il nostro” Hisashi Sakaguchi con il protagonista Krilo ci dice che, comunque, c’è sempre speranza, soprattutto se ci si appella ai veri fondanti della società, ovvero la comprensione, il rispetto e l’umanità sopra tutto. Se, a mio avviso, in alcuni frangenti la narrazione corre un po’ troppo e procede per salti, con qualche passaggio di trama gestito con l’accetta, nel complesso Fiore di pietra, nel suo primo volume, è qualcosa di grandioso, con un numero incredibile di cose che succedono, situazioni che si avvicendano e momenti drammatici ed eroici descritte tra le pagine. Con un disegno pulito e espressivo Sakaguchi ci regala un gran manga che, ne sono certo, piacerebbe a Alessandro Barbero.