TV e Cinema
di Mattia Nesto 8 Aprile 2024

Il mio amico robot: il Mago di Oz ma funk

Basato sull’omonimo fumetto di Sara Varon, Il mio amico robot di Pablo Berger è un film d’animazione bellissimo e ricco di buoni sentimenti. Ma non scontati.

Ne Il mio amico robot ci sono tante micro-citazioni di altri film… www.youtube.com Ne Il mio amico robot ci sono tante micro-citazioni di altri film…

Quando sono uscito dal cinema dopo aver visto Il mio amico robot ci confesso che ho mi sono sentito strano. Da un lato ho certamente apprezzato, e pure molto, il film d’animazione di Pablo Berger ma, anche dopo un po’ di riflessioni a caldo mentre tornavo in metro a casa, non riuscivo a capire il perché. Ci sono tante cose belle in questo film che mette in scena l’amicizia, o per meglio dire, il rapporto intimo e personale d’affetto tra, giustappunto, un cane e un robot ma ho fatto tanta fatica ad afferrarne e isolarne quella decisiva, quella che proprio mi farebbe dire “Correte al cinema, non perdertelo, è una carezza sul cuore”.

E poi ho capito: è il modo di narrare le cose, la scelta, coraggiosa, di eliminare ogni forma di dialogo lasciando che suoni, espressioni, gesti e, in certi casi, musiche fossero protagoniste, assieme alle, bellissime, animazione del film. Questa scelta, a mio modo di vedere, è stata decisiva perché è come se avesse tolto ogni possibile rischio di accusa di “essere scontato” che proprio da questa sua semplicità trae la sua forza. Ad esempio ad un certo punto, senza volervi anticipare troppo della vicenda, il nostro robot si troverà “ad avere a che fare” con una giovane mamma uccellina e i suoi tre piccoli. Beh c’è una scena, quella del “concerto” che ho trovato assolutamente magistrale: infatti senza dire una parola Il mio amico robot ci insegna (e lo farà a più riprese) l’importanza, e in certi casi la precipua necessità, di lasciare andare anche chi si vuole bene. Non è detto, naturalmente, che tutte le volte lo si voglia/debba fare, alle volte accade e basta e, in un certo qual modo, crescere vuol dire accettare questo scotto del destino.

Quello che, a conti fatti, è un libro anche per bambini non ha alcuna paura a raccontare argomenti veramente “pesanti” come la solitudine e il senso di abbandono e lo fa mettendolo in scena con uno stile coloratissimo e iper-pop che, almeno a me, ha ricordato molto da vicino Futurama. Le animazioni poi, dal punto di vista tecnico, sono veramente molto buone e le si può apprezzare in tutta la loro qualità nelle numerose scene di ballo “coreografate” che ho particolarmente apprezzato. Il comparto tecnico insomma regge e lo fa benissimo e in questo senso i tantissimi Goya vinti in Spagna e la nomination agli Oscar sono davvero riconoscimenti apprezzati. Il fatto di averlo reso una specie di “viaggio stile Mago di Oz” ma funk è un vero e proprio tocco di classe, così come i momenti onirici sempre ben orchestrati e diretti.

La scena del concerto ne Il mio amico robot www.youtube.com La scena del concerto ne Il mio amico robot

Insomma Il mio amico robot è un film “muto” d’animazione pieno di parole espresse tramite i non detti, una piccola perla d’animazione che vi consiglio, di cuore, di andare a vedere. Anche perché le scene con “September” degli Earth, Wind&Fire in sottofondo, da sole, “valgono il prezzo” del biglietto.

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