Matteo Di Bella aka OcelotMDB con Dragon Ball. Da Tezuka a Toriyama, Crac Edizioni, realizza un grande saggio di storia della letteratura del fumetto.
Quando ho terminato la lettura di Dragon Ball. Da Tezuka a Toriyama di Matteo Di Bella, che molto probabilmente conoscerete con il nickname OcelotMB ho provato due sensazioni uguale e contrapposte: la prima, quasi pruriginosa mi viene da dire, è il sollievo provato nell’aver passato tante ore a guardare e leggere Dragon Ball durante la mia adolescenza e la seconda un certo qual compiacimento per avere avuto l’opportunità di vivere quasi in contemporaneo la parabola del Dragon Ball “storico”. Ma facciamo ordine.
Il saggio che Matteo Di Bella ha scritto, innanzi tutto, è un saggio di antropologia culturale del Giappone, con particolare attenzione per la sua letteratura fumettistica e di serie d’animazione o serie in generale. Già perché “quasi” a dispetto del titolo il rapporto tra i babbo di Astro Boy Tezuka e il papà di Goku Toriyama ha uno spazio tutto sommato limitato all’interno del volume o, per meglio dire, non troppo preponderante. Già perché, va detto con dovizia di particolari e avendo un corredo bibliografico di livello accademico, Matteo Di Bella si sforza, riuscendovi, di presentare e spiegare il contesto entro cui lo stesso Toriyama Akira si muove durante la sua carriera. Se è vero come è vero che poi, verso la parte conclusiva del libro, si andranno ad analizzare in maniera antologica tutte le opere del creatore di Arale, è anche vero che si dà grandissimo spazio, ad esempio, alle forme del teatro tradizionale giapponese, agli sviluppi politico-economico-sociali all’indomani del protettorato statunitense sul Giappone post Seconda Guerra Mondiale oppure ancora alle specificità del sistema di produzione “manga” nipponico. Insomma alla faccia di “solo solo fumetti di botte”.
Tornando al discorso che avevo incominciato all’inizio di questo mio pezzo, Dragon Ball. Da Tezuka a Toriyama è un volume assolutamente irrinunciabile per ogni appassionato che, come me, ha “speso” tantissime ore a guardare o leggere Dragon Ball in gioventù visto che, a conti fatti, questa è una grande opera summa di un discorso lunghissimo, partito dalle prime espressioni propriamente dette “manga” e che poi abbraccia, quasi per intero, la lezione di Tezuka (oltre che di altri). Ecco allora che il già citato “fumetto di botte”, pur rimanendo ancorato alla sua anima parodistico/esagerata/cartoonesca, si erge a grande opera culturale e sociale del nostro tempo, capace di settare standard e per un genere, il battle-manga indirizzato ad un pubblico giovane (shonen), sia per diversi tipi di estetiche differenti, da quelle più tonde degli esordi passando per quelle più nerborute del periodo “di mezzo” sia per le ultime evoluzioni notate in Dragon Ball Super. Super Hero. Davanti a questa, diciamo così, “forza accademica” di dati e letteratura a seguito, ecco il sospiro di sollievo: non ho sprecato le ore davanti a Dragon Ball ma le “ho investite” ed anzi sono stato fortunato ad avere avuto la possibilità di vivere in contemporanea numerosi passaggi fondamentali e di Dragon Ball e dello stesso Toriyama. Senza però mai perdere lo spirito, magari un po’ naif, che ha da sempre contraddistinto il geniale autore giapponese.