Calico, ovvero cosa può andare storto quando gestisci una sorta di neko-cafè fantasy? Anche tutto, a volte.
Con Calico, vi confesso, ho avuto un rapporto di amore e odio. Amore perché, sin da quando è stato presentato a suo tempo, avevo messo gli occhi su questa sorta di gestionale con al centro una caffetteria, tanti gatti e un mood cozy e relaxed che trovavo interessante. Peccato che, poi avendolo provato in anteprima, anche con tutto il bene del mondo proprio non si possa salvare. Calico, per come vedo io i videogiochi, si merita un 5 in pagella. L’ho provato per diverse ore su PlayStation 5 ed al di là di alcuni conflitti poligonali da vecchia generazione e in generale un impatto grafico tutt’altro che attraente, la cosa che mi ha veramente reso arduo il proseguire in questa mia avventura è stato il mix di una responsività dei tasti ben al di sotto degli standard qualitativi a cui dovremmo essere abituati e poi un’impostazione generale di gioco, sì insomma di gameplay, con delle scelte quantomeno bizzarre e, senza ombra di dubbio, poco funzionali o appaganti per un gamer, anche occasionale.
Per fare un esempio concreto, le sessioni di cucina o comunque di approvvigionamento del cibo non solo sono noiose e mal gestito ma in certe occasioni proprio fastidiose da portare avanti, con controlli sbilanciati e simil-buggati dove vediamo la nostra protagonista ora trascinarsi su un mattarello con una fatica bestiale per “stendere la pasta” e poi balzare alla velocità della luce su un mestolo(!) per raggiungere una mensola in fondo alla stanza. Il tutto mischiato a un’atmosfera simil-fantasy che è sicuramente di buon gusto ma non perfettamente riuscita. Dal punto di vista del sistema gestionale le cose vanno un po’ meglio ma anche qui occorre che il giocatore, costantemente, faccia un atto di fede per non vedere le magagne di sbilanciamenti e sbavature. Insomma, giusto per ribadire, un’occasione mancata.