Libri
di Mattia Nesto 22 Novembre 2023

Polvere di stelle: la zuppa dei giorni

Yamada Sansuke con Polvere di stelle, pubblicato da Coconino, ci consegna una storia di, quasi, puro Neoreliasmo.

La copertina di Polvere di Stelle www.coconinopress.it La copertina di Polvere di Stelle

Ci ho riflettuto molto se intitolare così il mio pezzo su Polvere di stelle, il bel manga di Yamada Sansuke pubblicato da Coconino nella sua nuova collana Doku. Tuttavia, alla fine, come vi sarete già accorti, ho pensato che tutto sommato poteva non suonare così stonante. Già perché il primo volume di Polvere di stelle riesce a essere un “documento” Neorealista sulle condizioni di vita nel Giappone dell’immediato Dopoguerra con anche un sostrato, certe volte in forte evidenza, di ironia e gioia di vivere “assoluta”. Questi due aspetti, che non sono mai in contrasto ma che appunto vanno a braccetto sono specchiati, in modo abbastanza perfetto, nei due protagonisti di questa storia, ovvero i reduci Kuroda e Kawashima, che hanno fatto la guerra assieme e che dopo essersi perduti durante il conflitto si ritrovano in questa Tokyo devastata. La prima cosa che attrae nel manga di Sansuke è il tono: è come se la narrazione traesse forza e sostanza da un scampoli di vita “vissuti dal vero” o, comunque, ascoltati, visti, letti, in qualche misura assorbiti dall’autore stesso (naturalmente troppo giovane per averli vissuti dal vero).

Lo stile di Polvere di Stelle www.coconinopress.it Lo stile di Polvere di Stelle

Quest’intonazione quasi documentarista di descrizione della realtà “così com’era”, però, non è mai mera trasposizione ma è sempre vivificata, giustappunto da quell’ironia che viene instillata nelle pagine. I personaggi qui descritti sono sì personaggi che fanno fatica a mettere “insieme il pranzo con la cena” ma non per questo si arrendono, anzi vivono, ridono, si danno forti pacche sulle spalle, gioiscono, fanno l’amore e si prendono a cazzotti. O che, magari, semplicemente si godono la vita dietro al bancone di un banco che vende “la zuppa di verdure di Braccio di Ferro” ogni giorno. Questa componente vitalistica viene messa in risalta anche da altri momenti più compassati, magari dei flashback dei tempi bellici oppure attimi di riflessione sulla condizione umana. Nel primo volume, comunque, per dovere di cronaca diciamo così, domina il vitalismo sul “pessimismo cosmico”. Molto interessante, oltre che a mio modo di vedere, l’episodio dedicato alle cosiddette “ragazze pan pan” ovvero quelle donne, molte delle quali giovanissime, che per necessità, bisogno o contingenza nel Dopoguerra si prostituivano. La voglia di vivere di queste ragazze, descritte con simpatia e spirito dall’autore, ancora una volta, va di pari passo con certi episodi di violenze e stupri che mantengono sempre alta l’attenzione su quanto si legge. Il tratto, molto delicato e rotondo nei volti, diventa più scattante a volte nei corpi, in un’alternanza interessante. Ecco, se dovessi proprio dire un pregio del primo volume di Polvere di Stelle, sarebbe esattamente questo: un delicato e riuscito andirivieni tra commedia e tragedia, in perenno bilico tra le esistenze di due ex compagni d’arme travolti dal destino in una città bombardato, incendiata e sconfitta.

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