Geek
di Mattia Nesto 22 Febbraio 2023

Il Mucchio Selvaggio di Like a Dragon: Ishin!

La remastered plus/ light remake di Like a Dragon: Ishin! convince sotto molti punti di vista, ma non tutti.

Combattimenti folli e meravigliosi in Like a Dragon: Ishin!  Combattimenti folli e meravigliosi in Like a Dragon: Ishin!

Like a Dragon: Ishin! mette a dura prova le categorizzazioni in ambito videoludico su che cosa sia un remake e cosa sia una remastered. Già perché l’operazione realizzata da Ryu Ga Gotoku Studio e pubblicata da SEGA si va a inserire in uno spazio interstiziale esattamente a metà tra, giustappunto, un titolo completamente rifatto e uno riproposto in modo migliorato, ovvero tra un remake e una remastered. Cerchiamo di fare chiarezza: dal mio punto di vista, questa riproposizione del titolo uscito, originariamente, cross-gen tra PlayStation 3 e la 4 è quello che si potrebbe definire, benissimo, una remastered plus, ovvero dello texture, determinati asset e l’illuminazione generale sono state rifatte per offrire un’esperienza di gioco ancora più stimolante e immersiva al gamer di turno. Tuttavia non mi sento, comunque, di criticare chi definisce questo Like a Dragon: Ishin! come un remake, a patto che si aggiunga l’attributo light a fianco. Ora, dopo aver sbrigato le faccende di “lana caprina” andiamo al solo. Ho provato il titolo su XBox Series X e debbo ammettere come un videogioco del genere, “vissuto” a 60 fotogrammi al secondo sia davvero un bello spettacolo per gli occhi. La ricostruzione del Giappone del 19° secolo infatti, pur tradendo a ogni passo la sua natura videoludica antica, è davvero un tuffo al cuore per gli appassionati. Non vi dico poi se siete amanti e fan della serie Yakuza: qui troverete tutti, ma proprio tutti, i vostri beniamini del cuore, in un “Mucchio Selvaggio” di forte connotazione sentimentale.

L’esplorazione dei vari ambienti e i minigiochi presenti nel titolo, che non raggiungono mai il livello di perfezione degli ultimi Yakuza, sono davvero goduriosi e assicurano un’avventura che si attesta, grosso modo, intorno alle 23 ore di gioco. Quindi un numero robusto da trascorrere in combattimenti all’ultimo sangue contro ronin, ninjia e malfattori di varia natura. Seppure la storia in Like a Dragon: Ishin! non raggiunge mai i livelli di intensità della serie principale (Ishin! è uno spin-off di Yakuza, occorre sempre ricordarlo) l’esperienza vale assolutamente la pena. Personalmente ho poco gradito, va detto, la miriade di personaggi a schermo: la conseguenza naturale, infatti, è che lo screen-time per ognuno di essi sia, per forza di cose, ridotto o comunque non così a ampio respiro come nella serie “normale” di Yakuza.

In Like a Dragon: Ishin! ci saranno un sacco di “vecchie” conoscenze  In Like a Dragon: Ishin! ci saranno un sacco di “vecchie” conoscenze

Anche dal punto di vista del combattimento, seppur mi sia divertito un mondo a cambiare i diversi stili di lotta, da quella libera, a quella con la spada sino a destreggiarmi con le armi da fuoco (la grande “novità” che gli esploratori olandesi portarono nel Giappone dell’epoca) i moveset arcaici e l’artificiosità di alcuni movimenti “denunciano” il carattere passato della produzione. Al netto di tutto, perciò, Like a Dragon: Ishin! a mio avviso è un videogioco da sette e mezzo pieno che raggiunge un 7.6 grazie a delle musiche ben realizzate e una direzione artistica degna di nota. Peccato, però, proprio in termini tecnici, in sfarfallii di texture durante i dialoghi con gli npc che mi hanno un po’ allontanato dal senso di meraviglia e coinvolgimento che ho provato durante tutto il titolo.

 

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