Libri
di Mattia Nesto 8 Gennaio 2023

Unlucky Young Men: il canto del cigno di una generazione troppo giovane per invecchiare

Unlucky Young Men di Kamui Fujiwara e  Eiji Otsuka è un fumetto assolutamente imprescindibile.

Le scene di massa di Unlucky Young Men  Le scene di massa di Unlucky Young Men

Avete presente il cosiddetto “Zeitgeist”, ovvero lo “spirito del tempo” in senso filosofico e totalizzante? Bene, è proprio quanto erompe da ogni pagina di Unlucky Young Men di Kamui Fujiwara e  Eiji Otsuka manga in due, poderosi, volumi pubblicati in Italia da Hikari Edizioni. Questo è una storia in cui attraverso il racconto, crudo ma non artefatto, di, come da titolo, un gruppo di giovani ragazze e ragazzi sfortunati, ragazzi giapponesi nella Tokyo del 1969, una metropoli in piena crescita e travolta dalle virulenti proteste studentesche (soprattutto da parte delle frange più radicalizzate degli studenti di Sinistra). Un mondo, come capirete bene, tanto distante dal nostro quanto, se non più, lo pseudo Settecento de Le rose di Versailles, eppure che grazie alla grande sapienza degli autori ci risultano tanto famigliari quanto da farci sembrare di averli conosciuti da sempre. Le ansie che animano e muovono queste giovani ragazze e ragazzi sfortunati sono, da un lato, la spinta nel trovare il proprio posto nel mondo e nella società (mondo e società che, sostanzialmente, li rifiuta) e dall’altro, per convinzioni basate o su un’ideologia generale (il socialismo, l’anarchia, il ritorno alle tradizioni giapponesi) e, dall’altro, la volontà di abbattere tutte queste sovrastrutture per inseguire il proprio sogno in fatto di arte, amore o, perché, rivoluzione eterna. Sono giovani incendiari quelli di Unlucky Young Men, che si beano alle volte di queste contraddizioni in termini: c’è chi ha già una colpa (anzi delle colpe) che se fossimo dei cristiani osservanti definiremmo “originali”, c’è chi, semplicemente, non sa ancora decidersi se crescere e fare le cose seriamente oppure rimanere nella “dolce mediocrità” del giovane senza arte né parte, c’è vuole a tutti i costi conquistare uomini per poi ridere della loro nullità e chi rifiuta ogni tipo di legame per poi essere travolto da una bruciante sete d’amore.

La copertina del primo volume di Unlucky Young Men  La copertina del primo volume di Unlucky Young Men

Come se questo non bastasse occorre aggiungere un dato molto importante, fondamentale per la giusta comprensione del perché occorra definire Unlucky Young Men come una vera e propria “opera” e non un “semplice” fumetto o manga. Ogni capitolo reca una strofa di una poesia, segnatamente una poesia di Takuboku Ishikawa, che certifica i sentimenti, talvolta anche i temi e i sapori del dato capitolo. E, vi assicuro, questa scelta stilistica dona ancora più fascino a questo racconto poderoso:

L’ho lasciata dopo un lungo bacio … Immerso nella notte, La città è incendiata. Se sentissero i miei singhiozzi, le ragazze crederebbero che un cane malato ulula alla luna…

Il fascino di questi giovani ragazzi sfortunati travolto dalla vita e dalla società è elevatissimo ma se state pensando a un tipo di racconto “in punta di piedi” vi state sbagliando di grosso. Ci sono momenti pulp, tanti frangenti da vera e propria spy-story e, addirittura, si ordisce una clamorosa rapina che potrebbe cambiare per sempre le esistenze dei protagonisti.

La copertina del secondo volume di Unlucky Young Men  La copertina del secondo volume di Unlucky Young Men

Senza ombra di dubbio questo è un seinen, per gli argomenti e lo stile ma la sensazione è quella, a più riprese, di essere davanti a un’opera che sarebbe potuta essere stata realizzata da un ipotetico Marco Bellocchio giapponese. Il disegno, poi, è pulito e dettagliato, chiaramente ispirato alla lezione di Otomo, autore del titanico Akira,  ma con momenti, anche proprio dal punto di vista della regia, delle singole vignette dal forte, fortissimo impatto. In un’epoca storica in cui, parlando proprio di fruizione culturale, gli studenti universitari in Giappone realizzavano cartelli con scritto “Noi siamo Ashita no Joe”  per significare il loro sentirsi dei reietti della società potete ben capire che tipo di “calderone” fosse quella Tokyo appena uscita dalla perfetta Olimpiade del 1964 (momento seminale per tantissimi manga, tra l’altro, come ci insegna Urasawa). Eppure, in Unlucky Young Men, ad un certo punto un personaggio dice: “Ma non ve ne accorgete. Qui si protesta, si fanno barricate, ci si scontra con la polizia ma è solo una copia di quanto sta avvenendo in Europa. Noi, in Giappone, siamo solo una copia“. Una tonante dichiarazione di mancanza di personalità e senso dell’esistenza nel bel mezzo delle barricate dell’autunno caldo del 1969. Poesia fatta fumetto no? E se vi dico che tra i protagonisti della storia figurano, neppure in maniera troppo celata, nientepopomenoche Takeshi Kitano e Yukio Mishima l’irrinunciabilità di questa storia tra le vostre letture del cuore si impone come una verità di fatto.

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