Geek
di Mattia Nesto 17 Ottobre 2022

Scorn: dove non arrivano le parole può l’orrore, dove non può la carne, vi sono le macchine

Ebb Software con Scorn realizza un gioiello non adatto a tutti, anzi per pochi. E va benissimo così.

L’arte e l’immaginario di Hans Ruedi Giger è sempre presente in Scorn  L’arte e l’immaginario di Hans Ruedi Giger è sempre presente in Scorn

Ferro, carne, sangue, tubi e misterioso orrore: sono questi gli ingredienti di Scorn, esordio di Ebb Software nel mondo dei videogiochi e una, nel bene come bel male, delle esperienze più particolari, oltre che “unicamente disturbanti”, che ho provato pad alla mano. Già perché Scorn, nonostante la delusione di qualcuno, non è affatto un fps frenetico e in cui si “vince” se più si ammazza, ma, sostanzialmente, tutto il contrario. Si tratta infatti di un’avventura a enigmi, dove il procedere è lento e riflessivo, i ritmi dilatati e rilassati ma con una punta, e forse qualcosa di più, di ansia e di timore per l’ambientazione da urlo. Se infatti amate i film di Alien o, comunque, l’arte in generale di Giger in questo titolo vi troverete, diciamo così, “orrendamente a casa”.

Provato su XBox Series X (il titolo è infatti esclusiva Microsoft ed è all’interno del servizio Game Pass) il videogioco è semplicemente magnificente e per direzione artistica e per sound-design. In questo mondo di gioco dove il nostro protagonista si sveglia, senza sapere bene il perché senza sapere bene il per come, in quella che sembrerebbe una sorta di “nave-arca aliena”, la cosa fondamentale è provare e riprovare a risolvere gli enigmi che ci si pareranno di fronte e, mi viene da dire “soprattutto”, resistere al verde orrore, body-horror compreso, che ci troveremo davanti. Già perché Scorn, a parte qualche breve e incerta sessioni di conflitti a fuoco contro nemici, utile solo a dare un pizzico di tensione in più, è fondamentalmente un’avventura grafica in cui sarà più importante il nostro colpo d’occhio e memoria piuttosto che la velocità delle nostre dita. Oltre al già citato livello “di resistenza di fronte all’orrore”.

Scorn e il dolore: e questo è niente.  Scorn e il dolore: e questo è niente.

Ci capiterà infatti, per attivare questa specie di “bio-serrature”, attivabili solo se, letteralmente, si “infila” il proprio arto o dita al suo interno (con una chiara metafora sessuale, al limite della violenza) con singolari creature. Umanoidi, che potremmo definire “feti adulti” che, davanti ai nostri occhi, si lacerano, si divincolano, tentano di ergersi in piedi per poi, fragili esseri mal nati, crollare a terra con le ossa spappolate: mi scuso se il mio tono e le mie descrizioni sono forti per qualcuno di voi ma, fidatevi, non avete letto niente. Infatti Scorn continuamente mette davanti alla videogiocatrice e videogiocatore di turno scene al limite della sopportazione, in cui il dolore viene esposto in ogni suo gradiente di intensità con un gusto al limite del pornografico per esso. So che molti di voi diranno: “Ma questi sono pazzi” e infatti posso dirvi che, molto banalmente, Scorn non è affatto un videogioco per tutti ma che, proprio in tale ragione, trova la sua grandezza.

Benché molte testate, soprattutto di area americana, stiano dicendo che il gioco è pensato male perché ha degli enigmi “frustranti per il solo gusto di esserlo” in realtà Scorn è molto altro. Si tratta di una continua sfida che Ebb Software lancia nei confronti dei gamer: riuscirete ad andare avanti anche in questa situazione? E non tanto perché “il livello è difficile”, “i nemici sono forti” o, giustappunto, “gli enigmi sono troppo ardui da risolvere”: no sarà il nostro barometro morale e la nostra capacità di resistere all’orrore su schermo (che raggiunge picchi à la Human Centipede, per intenderci) a dirci se saremo o meno in grado di andare avanti. Scorn è, insomma, una versione folle e allucinata di Myst in salsa super-horror. Per me qualcosa di magnifico e coraggioso, per molti altri di insostenibile: e voi da che parte state? Ecco perché se dovessi dargli un voto non potrei stare al di sotto del’8 pieno, e per il coraggio degli sviluppatori (dopo tutta la storia a dir poco travagliata di sviluppo) e per l’eccezionale direzione artistica tenendo sempre bene conto il genere di appartenenza, che, come ho scritto all’inizio “magari non sarà per tutti ma va benissimo così”.

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