Sapete tutti cos’è il dagherrotipo? Vediamo qualche mano alzata, ma forse è meglio spiegare a chi non era nato nel 1800: è stato il primo procedimento fotografico che sviluppava immagini non riproducibili, messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre, da cui trae anche il nome. Questo è il procedimento, per gentile concessione di Wikipedia:
“Il dagherrotipo si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve, quindi, essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti. Lo sviluppo avviene mediante vapori di mercurio a circa 60 °C, che rendono biancastre le zone precedentemente esposte alla luce. Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di tiosolfato di sodio, che elimina gli ultimi residui di ioduro d’argento.”
Quella che vedete qua sotto è una selezione di immagini della Library of Congress di pubblico dominio. Questi ritratti sono stati realizzati col modello in posa, spesso con un morsetto che teneva la testa, per mantenerla ferma nei minuti necessari. Come potete vedere, i dagherrotipi sono soggetti a modifiche che col tempo li rendono decadenti: sono sensibili a graffi, polvere, capelli, il vetro si può rovinare, creando nuove opere ancora più affascinanti.
Le immagini che vedete qui sotto provengono dallo studio di Mathew Brady, noto per i suoi ritratti di celebrità e per la sua documentazione della Guerra Civile, che gli valse il titolo di Padre del fotogiornalismo.
FONTE | publicdomainreview.org