TV e Cinema
di Mattia Nesto 15 Luglio 2019

Spider-Man Far from Home è splendidamente mediocre (proprio come la nostra adolescenza)

Nonostante un Tom Holland sugli scudi il nuovo film sull’arrampicamuri non convince del tutto: ottimi i personaggi, meno la trama

Partendo dal presupposto, non di poco conto, che Spider-Man Far from Home è l’ultimo film della Fase 3 del Marvel Cinematic Universe, ovvero il tassello conclusivo e finale post- Endgame, era ovvio avere più di un’aspettativa intorno a questo film. Come se non bastasse Tom Holland, il Peter Parker del nuovo corso, ha sempre di più convinto pubblico e critica (che lo aveva già salutato con grande affetto sin dalla sua prima, spassosissima, apparizione in Captain America – Civil War). Eppure nonostante giudizi da capogiro su RottenTomatoes e un ottimo esordio al botteghino, Spider-Man Far from Home ci è parso un film splendidamente mediocre. Ora potete pure raccogliere la mandibola che vi è caduta a terra e vi spieghiamo il perché.

Con un villain molto particolare come Mysterio (interpretato da un ottimo e super-manzo Jake Gyllenhaal), ovvero la quintessenza del nemico scenografico, ci si poteva aspettare un mood cinematografico tutto basato se non sulla teatralità quantomeno su trucchi e effetti speciali roboanti: non si pretendeva certo un qualcosa à la George Melies ma quantomeno ci si poteva aspettare delle trovate da “funambolico prestigiatore dell’inganno” in cui il regista Jon Watts fosse concentrato a rendere su schermo le incredibili trovate scenografiche delle storie firmate da Stan Lee e Steve Ditko. E invece no.

La narrazione principale è tutta, rigidamente, spostata sul racconto della gita scolastica di Peter Parker che assieme all’amico Ned, a MJ e ai suoi compagni di classe è diretto verso un piccolo tour d’Europa da Venezia a Praga fino a Londra. Ora, tralasciando il fatto che per essere al liceo, i ragazzi del Queens in fatto di gite si trattano veramente bene (noi liceali di provincia degli anni Duemila se andava bene andavano in gita sui “luoghi manzoniani” ovvero lago di Como, massimo dell’esotismo), buona parte del film si concentra sulle ansie e tentennamenti del giovane Peter Parker che, dopo i fatti di Endgame, si trova come perso e “orfano”, alle prese con il classico “grande potere e grande responsabilità” ma nell’incapacità di gestire entrambi, senza considerare la sfera sentimentale: egli è innamorato di MJ (Zendaya  praticamente perfetta in attesa di ammirarla nella serie Euphoria), forse ne è addirittura corrisposto, ma la sua cronica goffaggine non consente alcun tipo di avvicinamento alla ragazza. Qui, comunque, il film fa degnamente il suo lavoro anzi è proprio la parte migliore, senza se e senza ma.

Tom Holland, con il suo faccino da bravo ragazzo e i capelli sempre pettinatissimi, è il perfetto esempio del ragazzo di buona famiglia del Queens, orfano dei genitori è vero ma che cresciuto assieme alla dolcissima e simpaticissima zia May, interpretata dall’ormai iconica Marisa Tomei (davvero incantevole a questo giro). Le gag con Ned funzionano e la parte commedy è ben scritta: peccato però che, ça va sans dire, siamo in un film su Spider-Man e quindi è ovvio e sacrosanto che lo spettatore chieda azione, combattimenti volanti e acrobazie con ragnatele annesse no? Beh nonostante ben tre costumi, tutti con poteri e caratteristiche molto particolari, che si alternano lungo il film, nemici chiamati “Elementari” che ricordano i Titani dell’Hercules della Disney e il funambolico Mysterio che fa, addirittura, capatina da un’oscura “Terra alternativa”, Spider-Man Far from Home non stupisce (quasi) mai in fatto di spettacolarità delle scene, anzi, specialmente per quanto riguarda il capitolo dedicato a Venezia, fa un passo indietro di quasi dieci anni rispetto al MCU.

Le acrobazie del ragno si vedono davvero con il contagocce e nonostante Tom Holland si sforzi in tutti i modi, con un’ottima interpretazione (ancora una volta da sottolineare), di dare pathos al suo personaggio, la parte più action del film è scritta in maniera troppo elementare e schematica, con un plot-twist sinceramente telefonato come pochi e una mancanza di epicità pressoché totale. Nessuno pretendeva di raggiungere o anche solo di avvicinarsi ai picchi assoluti di Infinity War o Endgame certo, ma neppure essere a livello dei combattimenti bruttarelli di The Amazing Spider-Man 1 e 2 (il reboot di poco successo di metà anni dieci del 2000).

Eppure molti dei personaggi funzionano, e funzionano alla meraviglia, soprattutto se si pensa che, una volta “messo da parte” lo zio Ben e ricostruito totalmente la figura di MJ, praticamente alcun “fan nudo&puro” ha gridato alla scandalo: il che non è solo un vero e proprio miracolo ma anche uno dei più grandi meriti degli sceneggiatori, fuori di discussione. Però dicevamo non tutto convince in questa film, ahinoi. E così, anche dopo un gustoso easter-egg dedicato a Marvel’s Spider-Man da noi recensito qui  le ben due scene post-credit (una delle due molto interessante, specie per gli sviluppi futuri, quindi in nome di tutto ciò che di giusto e sacro su questa Terra, non alzatevi prima dei titoli di coda), il film ci ha lasciato una diffusa insoddisfazione e ci ha fatto esclamare, sulla scia di uno dei più fortunati video di Yotobi, “Preferivo Tobey Maguire!”.

O, ancora meglio, se non proprio lui come attore principale, senza dubbio le atmosfere e il mood dei primi due, incredibili, film di Sam Raimi.

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