La designer svedese Ulla Stina Wikander ha un vizio tutto suo: ama ricoprire gli oggetti casalinghi col punto croce. Oggi questa tecnica di ricamo (di solito su tela o canovaccio) va un po’ meno di moda ma c’è stato un periodo, intorno agli anni ’70-’80 in cui ogni casa recava almeno un quadretto fatto col punto croce, che serviva anche per confezionare biancheria per la casa, corredi, tende, tovaglie, coperte e decorare un sacco di cose. D’altronde quelli erano gli anni dei centrini sotto ogni soprammobile, no?
Le edicole avevano addirittura una sezione tutta dedicata al ricamo e al punto croce, con gli schemi da copiare per fare una decorazione o ricalcare perfettamente un dipinto. Oddio, perfettamente è un parolone, vista la grandezza di ogni punto, il lavoro finito si avvicinava più alla pixel art che alla pittura.
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Il lavoro di Ulla Stina Wikander prende spunto proprio dalla passione per la decorazione a punto croce ed estremizza la faccenda andando a creare sculture che hanno per base oggetti come telefoni col filo, macchine da scrivere, scarpe, ferri da stiro e tutta una serie di cose che ormai non vanno più di moda, ma che negli anni d’oro del punto croce erano il must di ogni casa.
Come se il punto croce fosse uno strato di polvere che ricopre oggetti in disuso, ma invece di farli invecchiare li rendesse immortali.
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