Durante la trasmissione Le iene, Elio e le Storie Tese hanno deciso di rivelare la verità che fa più male: si scioglieranno dopo l’ultimo concerto che si terrà a Milano il 19 dicembre. Un’ondata di emozioni ci travolge, come se durante la ricreazione a scuola ci avessero mandato a lavorare.
Difficile non amare Elio, Rocco Tanica, Faso, Cesareo, Mangoni e tutti gli altri musicisti che dalla fine degli anni ’80 ci ha accompagnato in un percorso di crescita personale fatto di scherzi da prete, battute da prima superiore e colpi di genio, il tutto servito su un piatto di musica per riccardoni (termine gergale usato per definire chi ama i musicisti tecnicamente eccellenti e gli strumenti che suonano) che difficilmente avremmo sopportato in altro contesto, con incursioni prog che ridendo e scherzando ci hanno insegnato la tradizione musicale italiana per la quale eravamo i più famosi nel mondo negli anni ’70.
Il motivo dello scioglimento fa male, male, male da morire perché è onesto: “È importante capire quando dire basta e passare a qualcos’altro, ci vuole l’intelligenza di capire di essere fuori dal tempo. Youtuber, rapper, influencer, queste sono le persone che parlano ai giovani oggi”, e se vi sentite toccati da queste frasi è perché siete i giovani di ieri, quelli che sapevano a memoria Cara ti amo e la cantavano tra i banchi di scuola, facendosi grasse risate, di quelle che oggi non le articoli quasi più e scrivi ahahahahahahahahah sotto i meme mentre non ridi davvero.
Loro sono la vecchia scuola, poco ma sicuro. Quella dei musicisti che sanno suonare e che si scandalizzano se oggi la critica musicale non sa cosa sia un do, e anche qui si potrebbe aprire un vaso di Pandora mai sigillato a dovere, però oggi non è neanche quello il punto, perché lo scioglimento di Elio e le Storie Tese non fa altro che piantare i chiodi sulla botola di legno che porta alla soffitta dei ricordi.
Il primo album del 1989, Elio Samaga Hukupan Kariyana Turu che li fa conoscere in tutta Italia tramite un passaparola incredibile, perché nell’89 mica c’erano Spotify o i social. Eppure quell’anno in molti si passano la cassetta di Elio e le Storie Tese, che cantano con le parolacce e parlano di attori porno, aborti, silos, spuma, cacca, figurine e dei versi degli animali (se la mucca fa mu il merlo non fa me). Una rivoluzione per quelli che non hanno mai ascoltato gli Squallor o gli Skiantos: si può suonare musica bella per far ridere e insieme riflettere.
Poi la scalata al successo, lenta ma inesorabile. Elio e le Storie Tese appaiono in video in Born to be Abramo e si grida al miracolo: un pezzo disco, uno di Modugno e un canto da chiesa fusi insieme, una roba da perderci la testa anche oggi.
Poi in ordine sparso ma non troppo: quando andarono al concerto del Primo Maggio a parlare delle malefatte della politica italiana e vennero zittiti dai funzionari RAI, il Pippero, Servi della gleba e Il vitello dai piedi di balsa, le sigle di Mai dire gol e le canzoni per Radio Deejay. Messe così, tutte insieme, ah non ce la facciamo, troppi ricordi.
Il successo a Sanremo con La terra dei cachi, vera vincitrice dell’edizione 1996 li rende famosi anche ai nostri genitori e i loro dischi raggiungono il platino, quello di vendite, non di visualizzazioni. Fanno anche una parte nel film porno Rocco e le storie tese, senza partecipare alle scene hard (fiu), prima che Siffredi fosse sdoganato come personaggio pubblico.
Il lutto, quello che a una band che fa dell’ironia il suo punto forte può far crollare tutto, arriva nel 1998, quando Feiez (il polistrumentista Paolo Panigada) muore per un’emorragia cerebrale mentre suonava con la Biba band. Una perdita enorme, gestita da Elio e le Storie Tese con grande maturità. Feiez durante i concerti della band viene spesso ricordato prima di suonare Tapparella, la canzone sulla festa delle medie e se non si fa attenzione, ci potrebbe anche scendere la lacrima.
La band va avanti e ci regala altri album, duetto d’eccezione e altre due apparizioni sanremesi, con La canzone mononota (2012) e Vincere l’odio (2015), suonata senza Rocco Tanica che lavorava come finto addetto stampa proprio al Festival, con alcuni siparietti memorabili. Elio nel frattempo è diventato giudice di X Factor per 4 edizioni e ne ha vinte due, il resto è storia praticamente contemporanea.
La notizia dello scioglimento, anche se non si abbatte come un fulmine a ciel sereno, ci rende molto tristi, un po’ come quando se ne va una persona intelligente e ci lascia in balia dei tanti che fanno bla bla senza dire niente. Ci fa pensare, d’istinto: “Non consumerò, non deglutirò, questa amarissima aranciata.” Li ringraziamo per la loro serietà nell’averci fatto ridere e andiamo avanti, sì, ma non ce li dimenticheremo mai.