“Potete chiamarmi lui, potete chiamarmi lei, non m’importa, l’importante è che mi chiamiate!” – RuPaul
RuPaul ha 58 anni ma come caspita faccia a sembrare sempre così giovane proprio non si sa. Nella sua versione maschile, con giacca eccentrica, testa rasata e occhiale vistoso, è proprio un bell’uomo ma quando veste abiti femminili e parrucca, che lo hanno fatto diventare negli anni ’90 la drag queen più famosa del mondo, è addirittura favoloso.
Per chi fosse vissuto in epoca differente da quella attuale (dagli anni ’50 a oggi, per l’esattezza), drag queen è la definizione che si usa per quei maschi, spesso omosessuali o transessuali, che si travestono da donna per lo spettacolo. Avete mai visto Priscilla – La regina del deserto? Esatto. Ricordate il discorso di Agrado in Tutto su mia madre? Esatto. Avete mai visto il film giapponese Funeral Parade of Roses del 1969? Ok, in questo caso siete giustificati, effettivamente è un po’ di nicchia.
La drag canta live e ancora più di frequente in playback, balla, è eccessiva, spudorata, recita un personaggio che è quello che più gli appartiene, quello che sente la vera incarnazione di se stesso. RuPaul dal 2009 ha creato un talent show per drag queen, dal nome RuPaul’s Drag Race (in italiano America’s Next Drag Queen), una specie di versione di America’s Next Top Model in versione travestita, che fa impazzire i fan di tutto il mondo.
L’edizione italiana è andata in onda per qualche stagione su Fox Life, ma la trovate interamente in catalogo su Netflix, e se non l’avete mai vista, dovete assolutamente dargli una chance. Il format è molto semplice: in ogni puntata i concorrenti (sempre gli stessi per ogni stagione) dovranno fare una mini sfida, una sfida principale e poi la sfilata finale. I due che hanno convinto meno i giudici andranno alla sfida del playback, che decreterà chi resta e chi deve volare via.
I premi in palio sono quelli che farebbero gola a ogni drag: dollaroni, cosmetici a vita, parrucche e contratti pubblicitari. Detto così sembra la sagra della frivolezza e lo è, Dio se lo è, però in ogni puntata trova sempre spazio un momento in cui i ragazzi parlano delle loro problematiche e di ciò che li ha fatti andare avanti nei peggiori momenti. Bullismo e omofobia, certo, ma anche pericoli e malattie sessualmente trasmissibili. Un pianto, un po’ di mascara sceso con le lacrime e poi non c’è più il tempo per il dolore, si va in scena.
Ogni drag deve saper cucire i propri vestiti e pettinare le proprie parrucche, deve sapersi truccare come una professionista, deve ballare, cantare e recitare, ma sempre a modo suo. Ecco il vero motivo per cui questo talent è il più bello di tutti: massima espressione personale. Non si tratta di far piacere se stessi tirando su una maschera, un personaggio preconfezionato. Questo casomai capita in tutti gli altri talent.
Qui il personaggio e la persona sono spesso un’identità condivisa, che cambia volta per volta a seconda della donna che vogliono interpretare. Si va dai costumi impossibili, futuristici e totalmente eccessivi ai tailleur castigati stile Hillary Clinton, quindi non ci si annoia mai. Ogni puntata, i concorrenti si rinnovano del tutto, per stupirci e far rimanere di stucco i giudici.
Potete iniziare a guardarlo con diffidenza, magari non siete troppo interessati alle drag o alla cultura omosessuale in genere, ma già dopo un paio di puntate vi ritroverete a fare il tifo, a parlare di taglio dei un vestito neanche foste Dolce o Gabbana, di trucco e colori da abbinare che neanche Max Factor.
Noi maschietti etero, più di una volta ci ritroveremo a commentare “Lei è la più bella di tutte”, senza il minimo pudore o la minima esitazione. È uno show talmente avvincente che potrebbe far convertire il più conservatore degli spettatori nella drag più scatenata.
Ecco perché è il più bel talent di tutti: è sempre sorprendente, fresco, nuovo e ogni volta potrete imparare qualcosa sul rispetto delle diversità, qualsiasi esse siano, ma non solo. Mediante il percorso dei concorrenti, potrete imparare a voler bene a ciò che siete, accettare i vostri difetti e trasformarli in pregi, solo stando comodamente seduti sul divano. Perché come dice RuPaul alla fine di ogni episodio: “Se non riuscite ad amare voi stessi, come diavolo farete ad amare qualcun altro?”
Amen.