Art
di Simone Stefanini 19 Luglio 2017

La realtà così com’è, fotografata col telefonino: bukkake connection

Un personaggio misterioso si aggira in città fotografando i passanti e le loro quotidiane stranezze. L’abbiamo intervistato e ci ha regalato 15 foto

 

Un misterioso personaggio gira per la città (di Roma, principalmente), scattando foto ai passanti. Anziani ed extracomunitari perlopiù, ma non solo. La sua sembra una missione: fotografare le stranezze della quotidianità, senza eccedere in giudizi o spiegazioni.

Il suo nome è bukkake connection, ed è già tutto un programma. Fotografa con lo smartphone e pubblica i suoi scatti su Instagram e Facebook. Sembra il ritratto perfetto del fotografo 3.0, che con mezzi non professionali riesce a ritrarre la realtà esattamente per quella che è.

Nonostante il fitto mistero sulla sua identità, i nostri potenti mezzi sono riusciti a scovarlo e a farlo parlare. In più, ci ha donato 15 foto che potete vedere qui sotto, perfettamente esemplificative del suo lavoro.

Quando hai iniziato a fotografare le persone in giro?
Non ricordo esattamente, qualche anno fa mi pare, quando ho comprato il primo smartphone.

Cosa ti spinge a fotografare una persona che passa?
Questo mio alias nasce dalla passione per la street photography e per le cose dal gusto vagamente weird. Ho cominciato ad imbattermi in situazioni simili a quelle che vedevo immortalate negli scatti di grandi fotografi “di genere” come Vivian Maier o Luigi Ghirri, giusto per fare due nomi, e mi è venuto voglia di fermarle a mia volta.

I soggetti che fotografi sono quasi sempre anziani. Perché questa fascinazione nei loro confronti?
In realtà è una cosa abbastanza casuale, li trovo molto più peculiari di altre categorie anagrafiche, hanno più personalità estetica, sono impermeabili alle mode, meno omologati, più interessanti insomma.

 

 

Fai tutto con lo smartphone e pubblichi su Instagram. Si direbbe che la tecnologia abbia aiutato enormemente la street photography, ma che l’abbia resa anche più incline a “rubare” fotografie. Te come ti poni di fronte alla questione della privacy?
Per il tipo di scatti che faccio io lo smartphone permette discrezione e velocità di azione, quindi è perfetto. Per la questione privacy, le rare volte che mi è stato chiesto di togliere foto, l’ho fatto senza problemi, ma di base cerco di non immortalare soggetti sensibili e di non eccedere col cinismo.

Quanta empatia c’è coi soggetti ritratti?
Molta, al posto delle persone che fotografo potrei esserci tranquillamente io.

 

 

Hai in mente di stampare le foto ed esporle da qualche parte o sono lavori nati per il digitale e per la fruizione del web 3.0?
Non so, questa cosa la faccio unicamente perché mi da piacere, senza particolari aspettative. Se poi qualcuno vorrà organizzare una mostra o comprare le foto, potrei valutare entrambe le opzioni, ma per ora è già fin troppo divertente così.

Dimenticavo: perché bukkake connection?
Boh, nasce dall’incontro tra il titolo di un filmaccio anni ottanta con Michele Placido e una pratica sessuale tipica dei porno estremi giapponesi. Non so perché, ma mi faceva ridere.

 

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