Tranquilli, non siete di fronte al Mago Otelma del giornalismo online, né all’erede del pendolino di Maurizio Mosca. Martedì 7 febbraio inizierà la 67a edizione del Festival di Sanremo e vuoi non vuoi lo guarderemo tutti, anche perché ci sarà una tempesta così vasta di commenti sui social che, per rimanere serenamente all’oscuro dei fatti del Festival, la settimana in corso dovremmo rimanere anche all’oscuro della corrente elettrica.
Dal momento che Sanremo è il nostro Superbowl e che catalizzerà l’attenzione di tutti i media, abbiamo deciso di stilare una lista di tutti i vincitori preventivi, così poi potremmo concentrarci sulla musica (e tremiamo al solo pensiero).
Carlo Conti
Come potrebbe non essere il vincitore? Nonostante le antipatiche polemiche sul compenso, è riuscito a portare alla Rai per una volta la nemica-amica MariaDe Filippi, è riuscito nell’intento di far guadagnare diversi milioni di € alla tv di Stato coi Sanremo precedenti e a tappare i buchi di bilancio dei Sanremo di Fazio, ha tolto quella cazzata dei due pezzi in gara per ogni cantante tra cui sceglierne uno e ha riportato il Festival ad essere nazionalpopolare. Che poi le canzoni scelte non siano indimenticabili, questo sembra essere un dettaglio insignificante.
Maria De Filippi
La madre di tutti i talent canori farà la sua prima apparizione in Rai, ma ha già vinto tra il populismo spinto del pubblico social per aver dichiarato che non percepirà nessun compenso per la sua presenza.
Tiziano Ferro
Solo con la sua presenza come ospite ha fatto tornare a protestare quei geni delle Sentinelle in piedi, che gli dedicheranno un bel flash mob omofobo, contro l’omogenitorialità. La madre degli imbecilli pare non smetta mai di figliare.
Gigi D’Alessio
Gigi è il cantante italiano più odiato e lo sappiamo, ma a Napoli è praticamente un San Gennaro redivivo e quest’anno porterà in gara al Festival una canzone dedicata alla madre morta. Non per risultare insensibili ma fate 2+2 e otterrete un’equazione imbattibile.
Biffy Clyro
Il mistero buffo. Come Carlo Conti possa aver ingaggiato come ospiti i Biff Clyro, non esattamente festivalieri, è un grande boh, ma d’altro canto la storia del festival ci ha abituato a ospiti internazionali di livello, tipo gli Smiths o i Depeche Mode, buttati a caso tra i vari Toto Cutugno della situazione.
Insinna-Brignano-Cirilli
Praticamente la comicità meno divertente in Italia, riunita in un trio inedito che ci allieterà la prima serata e che verosimilmente ci porterà a fare una pausa gabinetto. Stavolta è vincente l’idea di raggrupparli invece di farceli sorbire uno per uno.
Samuel
Dopo la svolta pop del suo primo album solista, forse la partecipazione a Sanremo riuscirà a togliere dal nome Samuel il cognome “Dei Subsonica”, che viene sempre aggiunto dopo la legittima domanda “Samuel chiii?”
Bianca Atzei, Michele Bravi, Chiara, Francesco Gabbani, Alice Paba, Giulia Luzi
Un sacco di nomi che ai più, sicuramente diranno poco e che in maniera del tutto arbitraria sono tra i big del Festival di Sanremo. Ora, ok, che i grandi veri non partecipano e che da qualche parte bisognerà pur prenderli sti benedetti partecipanti, ma prima di far concorrere cantanti con all’attivo un paio di singoli andati male, si potrebbe prestare più attenzione alle classifiche e ai dischi d’oro che quest’anno vengono spesso e volentieri dal panorama indipendente, di personaggi come Calcutta, i Cani, Thegiornalisti, Motta, Brunori Sas o Cosmo.
Fabrizio Moro
Ha una fanbase per la quale è più famoso di John Lennon, grazie ad Amici di Maria De Filippi (ops) e si ritrova sempre nel calderone dei vantanti famosi nonostante se a bruciapelo vi facessimo la domanda “Cantaci un pezzo di Fabrizio Moro” la risposta sarebbe “Ehm”.
Al Bano
L’ultimo immortale. Attendiamo il suo acuto liberatorio, come quello del Re Leone, per dichiarare davvero aperto il Festival. Ricordiamoci che Grillo avrà pure fatto lo stretto di Messina a nuoto per far vedere che è migliore di noi, ma Al ha fatto le flessioni sul palco dell’Ariston. Solo stima.
La serata delle cover a cazzo di cane
Quest’anno la serata tradizionalmente più imbarazzante del Festival, il giovedì con le cover, raggiungerà apici d’immondizia che potrebbero portarci al nuovo livello del trash televisivo. Fabrizio Moro che fa De Gregori, Al Bano che interpreta Pregherò, la versione cattolica di Stand By Me, oppure Michele Bravi che col filino di voce dovrà tener testa a Franco Battiato. Ci aspettiamo grandi cose da Marco Masini che canterà l’inno dei carabinieri Minchia signor tenente, scritta e cantata originariamente da Giorgio Faletti. Da quel che si evince, quest’anno le cover ci portano i preti e le guardie in casa. E non è tutto:
Sergio Sylvestre e Soul System che cantano Vorrei la pelle nera
Come scusa? Finalmente abbiamo cantanti italiani di colore, che possono svecchiare i soliti gorgheggi sanremesi e cosa gli facciamo cantare? Vorrei la pelle nera? Va bene che sia per Sergio, vincitore di Amici e per i Soul System, vincitori di X Factor, Sanremo sarà una vetrina di quelle perfette per farsi conoscere oltre i talent, ma il loro unirsi per cantare un pezzo anni ’60 su un bianco che vorrebbe essere nero, ci sembra la solita macchietta sottilmente razzista a cui devono sottostare gli afro-italiani se vogliono avere il loro posto nel mondo dello spettacolo. In questo caso sembra proprio vincere l’Italia degli “Io non sono razzista ma…”, ancora una volta.