GUE è uno street artist siciliano di grande talento. Nei suoi lavori potete trovare uno spiccato gusto per le linee e le forme più minimali, inserite in un giocoso abbinamento di colori. Grazie alla collaborazione con il progetto “Rigenerazione Urbana” del comune di Alessandria, pochi mesi fa si è cimentato per la prima volta non con una parete verticale – come quelle di case, scuole o palazzi – ma con un pavimento orizzontale: un campo da basket. Il risultato finale è assolutamente fantastico, gli abbiamo fatto qualche domanda.
Come è nata l’idea di colorare un campo basket?
Il progetto nasce dalla volontà di un gruppo di ragazzi di Alessandria, che fanno parte dell’associazione che organizza Inchiostro Festival, un appuntamento estivo dedito all’illustrazione che si svolge ogni anno. Devo questa opportunità grazie alla segnalazione del direttore artistico di questa iniziativa, un importante artista noto a tutti come 108. Nello specifico, il campo da basket rientra nel progetto “Rigenerazione Urbana” per la riqualificazione del parco Carlo Carrà, in collaborazione con l’ente locale.
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Quanto ci hai lavorato in fase di progettazione e quanto è durata la realizzazione?
La fase progettuale è spesso poco considerata, come se tutto dovesse nascere in maniera estemporanea. La progettazione è sempre molto impegnativa e sofferta, ha tempi di sviluppo più lunghi, in questo caso di circa due settimane, ed è più faticosa della realizzazione stessa. La realizzazione, nonostante le interruzioni a causa delle condizioni meteo, è durata circa una settimana. Tracciare a mano libera gli schemi compositivi è uno dei momenti più impegnativi, dove per rispettare in grande scala l’idea di partenza, è necessaria una concentrazione particolare per riconfermare le emozioni e le sensazioni già percepite nel progetto. Il risultato ottenuto è l’insieme di queste attenzioni, che accompagnano il lavoro in tutto il suo percorso.
L’idea che tu stia lavorando per una superficie su cui ci saranno persone in movimento – anche molto veloci, come nel caso di una partita di basket – ti ha influenzato?
Sin da subito la proposta di lavorare su una superficie orizzontale piuttosto che verticale, mi ha posto in una condizione di lavoro insolita, ma stimolante. L’idea nasce dalla possibilità di potere attraversare lo spazio del campo, di stare dentro la composizione e di poter cambiare la percezione delle forme con il movimento del gioco. Naturalmente si dovevano rispettare gli schemi delle aree prestabilite, ma al tempo stesso era necessario sentirli liberi di interagire con forme e colori.
In alcuni casi hai mescolato figure più diverse a campi di colore piuttosto uniformi, qui invece hai prediletto il colore pieno, perché?
La scelta è stata motivata da un riferimento diretto al mondo dello sport, per questo ho utilizzato un campionario di colori usati nei campi da basket combinandoli tra loro e aggiungendo delle varianti personali. Dalla composizione doveva emergere la dinamica del gioco, esaltare il movimento, amplificare l’azione.
Quanto è importante il colore nel tuo lavoro?
Il colore è tutto, ha una funzione sia strutturale che emotiva. È importantissimo scegliere le giuste tonalità e i rispettivi accostamenti, perché un colore non è mai fine a se stesso ma si percepisce in relazione ad un altro, solo così si può raggiungere l’equilibrio dell’insieme. Le stesse forme con colori diversi potrebbero perdere ogni armonia.
La cosa che oggi ritieni più difficile per chi fa il tuo lavoro qual è?
Trovare una linea stilistica personale e portarla avanti con l’entusiasmo iniziale.
E quella più gratificante?
Trovare una linea stilistica personale e portarla avanti con l’entusiasmo iniziale.