“Il bikini è fuori moda, non sorprendetevi se sta morendo”: è questo il titolo del pezzo con cui il Guardian ha decretato oggi la fine di uno dei capi di abbigliamento più longevi della storia della moda. La ragione della profezia va cercata nel ritorno al costume intero, che sembra essere tornato di prepotenza sulle spiagge italiane (e non solo).
L’autrice del pezzo Jess Cartner-Morley sembra essere piuttosto sicura di come andranno le cose e trova anche una chiara ragione: “Il problema è che il bikini rappresenta un rispettabile e per nulla controverso livello di sex-appeal che semplicemente non esiste più. Non è una questione politica. Riguarda il fatto che la facilità con cui internet dà accesso alla nudità ha reso anacronistico il bikini: nell’era delle immagini NSFW (Not Safe For Work, ovvero da non aprire in ufficio perché erotiche o comunque sconvenienti, NdR) il morigerato due pezzi ha perso il suo fascino. E riguarda anche l’escalation del dibattito nel campo dell’immagine del corpo e a come l’espressione “corpo da bikini” sia diventata controversa, rappresentando un ideale che amiamo odiare. Il bikini – conclude Cartner Morley – ha trionfato nella seconda metà del XX secolo perché rappresentava un ideale di sesso, estate, libertà e gioventù che era stuzzicante a sufficienza per essere interessante, ma fondamentalmente non controverso”.
Un ragionamento che pare non fare una grinza, ma che può anche sembrare una provocazione fine a se stessa. Per capire meglio la questione abbiamo fatto qualche domanda a Francesca Piovano, stylist e fashion editor: “È vero, tutto è iniziato negli anni ‘60 con Brigitte Bardot e il tanto chiacchierato costume di Ursula Andress in 007. È negli anni ’60 che gli uomini hanno iniziato a vedere delle nudità, mentre allo stesso tempo le donne sfoderavano la propria libertà con vestiti come le minigonne, ad esempio. Come dice l’autrice del pezzo, nel 2016 la nudità è la prassi: dai social ai siti, tutti fanno vedere qualcosa di sè. La moda in quanto snob per definizione, odia ed è infastidita dalle facili celebrità da social o televisione e quindi promuove l’opposto”.
E si arriva così al costume intero…
Sì, in questo caso la risposta è stata il costume intero, che rappresenta la donna più classica, colta che non ha bisogno di far vedere il proprio corpo per farsi guardare. In generale, da sempre le donne più borghesi preferiscono i costumi interi, come preferiscono le gonne al ginocchio, una sorta di pudicizia. Dal mio punto di vista un costume intero magari con un po’ di scollatura può essere meglio di un bikini, più intrigante e per una volta può riattivare l’immaginazione e la curiosità che di questi tempi diciamo si è un po’ addormentata.
Il cambiamento sulle spiagge arriva quindi dai trend della moda?
In parte sì, ma è anche cambiato il modo in cui viene vista e vissuta la spiaggia. Si va in spiaggia e si rimane lì fino a tardi, ci si ferma anche per aperitivi che si trasformano in serate e quindi il costume intero in qualche modo fa sentire già vestiti.
Ma è possibile che il bikini possa passare di moda?
Non credo che il bikini passerà di moda, ma come sempre nella moda esistono dei cicli, un po’ legati al momento storico e un po’ al fatto che altrimenti non ci sarebbero differenze nei tempi.
Il Guardian ha usato un’immagine di un burkini, pensi possa esserci un legame?
Non credo, però potrebbe essere un’ipotesi. Tutti hanno paura di essere attaccati o giudicati e la moda che si para sempre il culo potrebbe aver ragionato in quel modo. Lavorando nei giornali, effettivamente dietro a ogni shooting ci sono mille scrupoli, che magari l’utente finale nemmeno immagina. In realtà è tutto pensato: tipo scegliamo una donna così perché piace a tutti, non troppo magra perché perdiamo lettori. Non con quel trucco altrimenti sembriamo un giornale volgare e via così. Vogue ha messo in copertina un un costume intero e forse c’entra anche quell’aspetto, ma allo stesso tempo potrebbe semplicemente essere perché i clienti di swimwear che investono hanno puntato su quella tipologia di costumi per dare una svolta al mercato.
Ecco, il mercato: secondo te è un cambiamento che può arrivare al grosso del mercato e della gente o ormai il due pezzi è talmente radicato nelle abitudini che difficilmente si riuscirà a cambiare qualcosa per “la massa”?
Il mercato viaggia come lo fai viaggiare. Ad esempio il trikini: è orrendo, ma a forza di darlo a celebrità e usarlo nelle campagne è arrivato anche sui corpi più tragici delle spiagge italiane. Se tu bombardi con campagne e soprattutto dando il prodotto a personaggi televisivi come Ilary Blasi, arrivi al popolino generico e lo conquisti. Se poi lo dai a delle web influencer o blogger arrivi anche alla più “modaiole”. Il mercato sa come accalappiare i suoi polli. È solo psicologia. Il bikini è radicato nella nostra cultura e sparire del tutto la vado durissima, ma sicuramente nei prossimi anni sarà più facile vedere costumi interi. Esempio banalotto: esattamente come nessuno o pochi correvano fino a 5/6 anni fa, grazie al bombardamento Nike/televisivo/immagini di vip che corrono felici.. ora pare che tutti siano dei runner.