Il settimanale La Domenica del Corriere per molti decenni è stato tra le principali fonti d’informazione degli italiani. Supplemento del Corriere della Sera, esordì in edicola nel 1899 e si poteva acquistare con il quotidiano oppure singolarmente per 10 centesimi di vecchie – anzi, ormai vecchissime – lire.
Oltre un secolo fa i giornali erano ancora un prodotto relativamente elitario: gli analfabeti in Italia abbondavano e a quel tempo la scuola dell’obbligo durava solo 3 anni. Ma anche la radio era agli albori, e avremmo dovuto aspettare fino agli anni venti per vederla diventare un medium per tutti. Televisione? Neanche a parlarne ovviamente. Per informarsi non c’era scelta, c’erano i giornali. O la parrocchia, o il circolo.
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La Domenica del Corriere però decise da subito di raccogliere un pubblico più ampio possibile, puntando su qualcosa che non aveva bisogno di un capitale culturale per essere compreso: le immagini. E così riuscì a intercettare anche grazie a quel plus iconografico centinaia di migliaia di lettori, che toccarono punte di 600mila all’apice del successo.
Uno degli ingredienti del successo de La Domenica del Corriere erano sicuramente le copertine: disegni splendidi, realizzati nel corso della vita del periodico – che finì la sua esistenza nel 1989, per trasformarsi in Visto – da due grandi artisti, Achille Beltrame e Walter Molino. Noi oggi ci concentreremo sul secondo.
Molino, nato nel 1915 e scomparso nel 1997, fu un grandissimo artista: nato a Reggio Emilia, studiò a Milano, con alterne fortune ma compagni di avventura non comuni, basti pensare che fu ammesso alla maturità del liceo milanese Berchet insieme ai – futuri – registi cinematografici Luciano Emmer e Dino Risi. Ma Molino aveva già un paio d’anni più di loro, appena ventunenne lavorava già.
Oggi tutto il suo archivio è in mano alla Fondazione Mondadori e c’è da sperare che ci faccia qualcosa di buono e bello, perché Molino merita di essere visto e conosciuto ancora oggi.
Ma che cosa disegnava Walter Molino sulle pagine della Domenica del Corriere? Riassumeva fatti di cronaca in un solo disegno, in un’immagine: ce n’era una di copertina e una in quarta di copertina. Oggi sono ancora davvero d’impatto – oltre che ricercatissime dai collezionisti – e in questi giorni anche Dangerous Minds ci ha fatto una bella lista, con le situazioni di pericolo più assurde e incredibili che Molino abbia ritratto.
Molino del resto era specializzato in disastri, specialmente ferroviari. E c’è davvero di tutto: dallo squalo che addenta lo sventurato che fa sci nautico, all’incidente stradale al Gran Premio, alla trapezista che sta per fare l’ultimo volo della sua vita, passando per bambini schiacciati contro cancelli da auto impazzite, incendi terrificanti con pulcini in fuga, tori che sfondano carrozze del treno. Ma anche conquiste scientifiche e tecnologiche, come la prima mondovisione.
Di Molino diceva Marcello Marchesi che “trasforma la realtà in poesia, rispettandola“. Il figlio Pippo Molino, compositore e musicista, lo ricordava su Famiglia Cristiana qualche anno fa “Di papà ricordo la facilità assoluta nel disegno. In 3 minuti faceva un ritratto degli amici, magari riuniti intorno al tavolo. Se non era soddisfatto stracciava il foglio e ricominciava daccapo. A quel punto tutti chiedevano il proprio ritratto, non lo lasciavano in pace. Era bravissimo anche con la caricatura. Molto cattivo o molto bravo con le donne, a seconda delle simpatie… “.
C’è una buona dose di incrocio del destino nel trovare Molino proprio su Famiglia Cristiana, uno degli ultimi giornali italiani – forse insieme a Cronaca Vera – a proporre illustrazioni disegnate a mano dei fatti di cronaca, come ci raccontava l’art director Luca Pitoni qualche mese fa.
Se vi piace l’arte di Walter Molino, c’è un bellissimo gruppo Facebook che raccoglie le sue immagini.