Sean Parker è uno degli inventori di Napster, il servizio di file sharing che per primo ha diffuso la cultura del peer to peer e del file sharing nel mondo, oltre a regalarci tanta musica gratuita da non trovare neanche il tempo per ascoltarla tutta. Ma non basta: Parker è anche uno dei fautori del successo di Facebook, forse il fenomeno online più grande proprio dai tempi di Napster. Qualcuno di voi lo ricorderà interpretato addirittura da Justin Timberlake nel film The Social Network mentre parla di guadagni miliardari e consiglia allo stesso Mark Zuckerberg di togliere il “The” dal nome del suo sito e renderlo così “più fico”.
Queste sono solo le due imprese più celebri in cui è stato coinvolto. Da tempo Parker frequenta la Silicon Valley interessandosi alle startup più promettenti e progettando un prossimo colpo gobbo all’interno dell’industria dell’intrattenimento. L’idea giusta sembra essere finalmente arrivata e si chiama The Screening Room, un nome che fa già tremare le grandi case di produzioni cinematografiche del mondo. Proprio questo nuovo progetto è stato al centro del recente CinemaCon di Las Vegas, l’annuale fiera dei proprietari di sale cinematografiche americane.
L’idea è questa: acquistare un box da 150 dollari che permette a chiunque di guardare i film in contemporanea alla loro proiezione in sala pagando 50 dollari aggiuntivi per ogni film così selezionato. Questo vorrebbe dire ovviamente annullare la finestra di esclusività dei cinema nei confronti delle nuove pellicole e, letteralmente, trasferire i cinema di nuova generazione nei salotti delle nostre case. Un passo oltre qualunque cosa abbia osato Netflix fino a questo momento e un ulteriore tentativo di arginare le piattaforme di pirateria sempre più avanzate e diffuse.
Un progetto decisamente ambizioso che suona però minaccioso se progettato da chi ha già distrutto l’industria della produzione discografica (Napster) e messo in scacco quella dei contenuti di news (Facebook). Se al tempo delle prime imprese di Parker le multinazionali del disco ignorarono (prima) e cercarono di schiacciare (poi) il suo lavoro oggi la situazione in cui innovazioni del genere vengono recepite è decisamente più complessa e prudente.
In America si è avuto un picco di spettatori al cinema nel 2002, da allora le persone che vanno al cinema non hanno smesso di diminuire. La strategia per tornare a portare persone in sala è stata quella di trasformare la visione di un film in un vero e proprio evento. Ad esempio costruendo un triplo schermo panoramico (una tecnologia denominata Barco Escape) per trasmettere il nuovo Star Trek Beyond come annunciato proprio al CinemaCom o puntando su formati come IMAX o le proiezioni 3D. Il risultato però è quello di rendere l’esperienza sempre più costosa e, mentre gli incassi complessivi salgono (per i biglietti sempre più onerosi), il numero totale delle persone continua a scendere.
In Italia la situazione del cinema non sembra così critica. Un recente report sulla creatività in Italia ha dato le nostre sale in leggera crescita rispetto agli anni precedenti. Nel 2014 crescono i ricavi del 3,4%. I dati diffusi da Cinetel raccontano un 2015 positivo, con quasi 100 milioni di biglietti venduti – più 8,56% rispetto al 2014 – per incassi complessivi di 637 milioni di euro.
Chi sembra avere le idee piuttosto chiare su come immaginare la sala cinematografica del futuro è Adam Aron, CEO della AMC Entertainment, la più grande società USA in fatto di gestione di sale cinematografiche. Ha fatto molto discutere una delle sue dichiarazioni rilasciate a Variety proprio durante il CinemaCom. Aron ha parlato della possibilità di costruire sale dedicate ai millenials, i nativi digitali che non vogliono separarsi dal proprio cellulare neanche durante la proiezione di un film permettendo loro di continuare ad utilizzarlo anche a quando la proiezione è iniziata. Come saranno effettivamente strutturati questi spazi non è dato sapere ma già in tanti tra gli spettatori tradizionali hanno tremato all’idea di dover seguire il nuovo episodio di Star Wars tra un beeep e l’altro delle suonerie di uno smartphone.
Lo stesso Adam Aron ha detto la sua riguardo il possibile ingresso di The Screening Room nel mercato cinematografico, un argomento evidentemente talmente scottante da non poter essere neanche affrontato. “Non commenterò pubblicamente il progetto” ha detto Aron al giornalista di Variety “So che è un argomento caldo tra i miei colleghi e preferisco non approfondire la questione. Finchè Screening Room non sarà qualcosa di reale non c’è motivo di parlarne molto pubblicamente“.
La prudenza dei dirigenti nei confronti di un progetto che rischia di cambiare il mondo del cinema come lo conosciamo è ovviamente comprensibile. Eppure sia che improvvisamente i nostri divani si trasformino in spazi da prima visione grazie a The Screening Room o viceversa che i normali cinema diventino spazi polivalenti in cui avremo la possibilità di scrivere SMS e magari parlare al telefono l’esito finale sembra comunque il medesimo. La sala cinematografica del futuro somiglierà a casa nostra.