Uno dei dubbi irrisolti degli ultimi 20-30 anni di televisione è il seguente: esattamente, per fare l’opinionista in tv, cosa bisogna aver studiato? Perché spesso, pur di puntare al sensazionalismo, vengono meno logica e buon gusto.
Spesso infatti ci capita di assistere a programmi e di ascoltare i pareri degli ospiti, senza sapere con sicurezza perché siano stati invitati a parlare proprio loro, che sono totalmente fuori ruolo, oppure che dentro l’argomento del discutere ci sono anche troppo.
L’ultimo caso, il più eclatante di tutti è quello che vede coinvolto Raffaele Sollecito come opinionista di cronaca nera su TgCom24. Che Sollecito sia un uomo libero lo dice inequivocabilmente la legge, con la sentenza della Corte di Cassazione che lo ha assolto in via definitiva insieme alla sua fidanzata dell’epoca Amanda Knox, per l’omicidio di Meredith Kercher. Di certo non sta a noi giudicare l’operato della corte, e ad oggi Rudy Guede è l’unico condannato per omicidio in concorso con ignoti.
Illazioni a parte, spesso frutto di antipatie personali più che di prove reali, Raffaele Sollecito sembra aver sfruttato la vicenda a suo favore, o quantomeno a essere “ripartito” dopo un periodo che è eufemistico definire difficile. Prima la startup (finanziata con 66mila euro dalla Regione Puglia) per creare un’app che permetta di ordinare online fiori da portare al cimitero e pulizia di lapidi.
Nel frattempo ha anche recensito il concerto di Marilyn Manson per una webzine, tra le altre cose, mentre il terzo passo, quasi obbligato, sembra quello di diventare opinionista esperto di delitti in tv. Ma Sollecito non è un criminologo né un profiler, bensì un ex sospettato (e incarcerato, poi rilasciato) per un terribile e misterioso delitto.
Il direttore di Tgcom24, Paolo Liguori spiega la decisione di assumere Sollecito così: “È stato in carcere, ha affrontato tutti i gradi del processo, conosce la macchina della giustizia meglio di tutti noi”.
Una riflessione che non fa una grinza, probabilmente la stessa che ha portato il canale tematico SportItalia ad assumere Luciano Moggi (ex dirigente di Juve, Napoli, Torino, Roma e Lazio, condannato ad oggi a due anni e 4 mesi di reclusione per il processo Calciopoli) come opinionista sportivo. Lucianone si è preso anche il tesserino da pubblicista, mostrando se ce ne fosse bisogno che all’Ordine dei Giornalisti hanno sempre bisogno di soldi.
Un’altra vicenda televisiva analoga e totalmente allucinante è quella che ha visto Licio Gelli in tv condurre Venerabile Italia, un programma su Odeon in cui parlava di massoneria, in cui ricostruiva la storia recente del nostro paese a suo modo, alla faccia della sua provata appartenenza ai partiti fascisti europei e alla loggia massonica P2 in veste di Gran Maestro (seguita dalla condanna a 10 anni di reclusione per il depistaggio sulle indagini della strage alla stazione di Bologna).
Ciò che viene da chiedersi, quando si assumono ex criminali o persone fin troppo coinvolte in fatti di cronaca, è dove vada a finire il rispetto nei confronti delle vittime del dolo.
La spettacolarizzazione del dolore che va oltre l’assurdo, un po’ come quando Claudio Scazzi, fratello di Sarah vittima del delitto di Avetrana, tentò di affiliarsi al clan di Lele Mora per entrare in tv come ospite. A parlare di cosa, buon Dio? Del dolore per la perdita di una sorella? E quanto se ne può parlare, poi? Non dovrebbe essere una cosa del tutto personale, quella?
Forse è arrivato il momento di spegnere il televisore.