I dipinti di Paolo Pibi hanno tutto il gusto dei classici del novecento: ma sono dell’anno scorso.
Paolo poi non ha nemmeno trent’anni, è nato nel 1987 e viene da Marrubiu, Sardegna, ma vive a Milano. Guardando le sue opere non si può non pensare a Magritte e Dalì, eppure, prima ancora di un’impressione del tipo “roba già vista” prevale la percezione di una precisa spontaneità nel giovane pittore, che – pur procedendo attraverso un canone ben noto, fatto di subconscio ed effetto spiazzamento – possiede un suo linguaggio, un suo immaginario già profondissimo, che, a farci attenzione, risulta autonomo dalla dimensione magico-onirica del cosiddetto surrealismo.
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Le opere di Paolo nascono quanto più possibile dall’interno della sua mente. Quando dipinge cerca di eliminare qualsiasi filtro tra mano e cervello e lascia semplicemente andare quello che deve venire fuori. E il mondo là dentro ha dei connotati ben precisi: cieli visti attraverso portali, cascate che non si sa da dove vengano, montagne e colline che sfumano all’orizzonte.
La lingua è quella della natura, ma le forme impossibilmente regolari e schematiche che assumono siepi, rocce e corsi d’acqua e la frammentazione che subiscono gli oggetti (come in una prospettiva esplosa) tradiscono la provenienza interiore e artificiale di questi paesaggi. È un procedimento sottile, che Paolo ha finora svolto quasi in sordina, quasi a non volerlo far notare troppo, procedendo in modo più leggero, forse più cauto, dei grandi predecessori surrealisti. Infatti, parlando del suo lavoro, preferisce il termine “irreale” rispetto a “surreale”, troppo legato a una tradizione che non sente pienamente parte del suo lavoro.
Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio, ecco come ci ha risposto.
Quando hai cominciato a dipingere con questo stile? Cosa ti ha portato a sceglierlo e quali sono le principali influenze che ti accompagnano?
Non so che stile sia ma ho sempre dipinto così (a parte una piccola parentesi di sperimentazione accademica). Mi faccio influenzare volentieri dalla musica.
Sebbene tu sia nato non troppo distante dal mare, su un’isola, nelle tue opere ci sono più laghi e montagne che mari all’orizzonte. C’è un motivo a te noto per il quale nella tua testa sembra di stare più al Nord che in Sardegna?
Forse perché la pittura paesaggistica (Lorrain, la Hudson river school…) mi ha sempre affascinato. Nei miei quadri l’isola è presente con le atmosfere, la quiete, il mistero di certi luoghi… ci sono anche degli elementi marittimi (come le barche) quindi non è esclusa una partenza per mare!
Sempre a proposito di Sardegna: poco lontano da te sia negli anni che nei chilometri è nato il musicista Iosonouncane (Jacopo Incani) e, in effetti, qualche punto di contatto tra i tuoi dipinti e il suo ultimo acclamato album, DIE, si può trovare. Lo conosci? Pensi che l’accostamento sia in qualche modo sensato?
Lo conosco bene, musicalmente parlando: sono un suo grande fan! L’accostamento penso sia sensato da un punto di vista evocativo. Jacopo ha fatto un lavoro di ricerca molto accurata sui testi. Andando per sottrazione è riuscito a trovare una struttura semplice e ricca di connessioni che, insieme alla musica, creano immagini molto “nitide”. La mia ricerca ha un approccio molto simile in questo senso.
Io e Fiuto – 20/08/2015
Posted by Paolo Pibi on Thursday, August 20, 2015
Guardando alcune tue opere mi viene da pensare al senso di mistero e attesa che riempie le pagine di Dino Buzzati, anche lui abitò a Milano e ne fu innamorato. Che rapporto hai tu con questa città? C’è spazio tra i palazzi per i tuoi paesaggi?
Mi piace, a volte litighiamo, ma ci vogliamo bene. Quello che Milano ha dato al mio lavoro è una struttura differente. Probabilmente i ponti, gli elementi sospesi che ho inserito nei dipinti ultimamente provengono dai cantieri delle nuove costruzioni che hanno modificato la città in questi ultimi anni.
Ho visto che hai esposto in Kazakhstan, come sei arrivato fino a lì?
Il gallerista con cui lavoro qui a milano, Enzo Cannaviello, è il direttore artistico dell’Esentai gallery di Almaty. In accordo con la direttrice Irina Machneva Mota hanno voluto questa mia personale kazaka. È stata un’esperienza molto interessante!
Per conoscere meglio Paolo Pibi, c’è il suo sito e il suo account Instagram.