Abbiamo già incontrato Matteo de Mayda in veste di art director del libro Nella foresta veramente scura, in cui i bambini nati con qualche malformazione parlavano delle loro cicatrici attraverso storie di fantasia. Un progetto sia bello che utile, visto che il ricavato va in beneficienza. D’altra parte, lui è uno di quelli bravi nel proprio lavoro, ha lavorato per numerose associazioni ed enti benefici, come Emergency, Greenpeace, Lav e anche per numerosi brand (Diesel, Fondazione Telecom Italia, Nike, Rai e Sky, tra le altre).
Ha girato il mondo girando documentari in Italia, Uganda, Guatemala, Cina, India, Lituania e negli Stati Uniti. Proprio nella capitale del mondo occidentale, New York, ha ambientato la sua nuova serie di fotografie, dal titolo NYC Bikers che ha deciso di regalarci, insieme al suo reportage. Al suo interno, tutte le anime e le storie dei ciclisti metropolitani americani. Se vi piace, seguitelo sul suo sito, sul suo Tumblr e sul suo account Instagram.
Nel 2011 sono finito in un piccolo villaggio nel sud del Guatemala per documentare la storia di Maya Pedal, un’associazione che recupera gli scarti delle biciclette statunitensi per produrre le Bicimaquinas, ovvero frullatori, lavatrici, persino pozzi d’acqua che funzionano grazie alla forza della dinamo e dei pedali.
Da allora, quando sono in una nuova città, mi piace ritrarre i bikers che incontro. In realtà si tratta di una scusa per farmi qualche nuovo amico e scoprire quegli angoli di città che altrimenti non avrei occasione di visitare.
Come nel caso del Mullaly Bike Park nel Bronx, che si trova di fronte allo Yankee Stadium. I ragazzi, carichi per la presenza della macchina fotografica, si son messi a fare trick impossibili con le BMX fino a sera tardi, quando li ho salutati col cuore in gola, è stato potentissimo.
A Williamsburg invece sono andato a bere una birra con Sheryl Yvette, una blogger anche conosciuta come Bitch Cakes che grazie alla bicicletta e alle foto su Instagram è riuscita a perdere 30kg di peso in poco tempo.
In quei giorni ero ospite nell’appartamento del mio amico Reed a Bed-stuy, Brooklyn, un quartiere dove trascorrevano le vacanze i newyorkesi benestanti all’inizio del ‘900 e dove hanno costruito delle case che somigliano tanto a quella de I Robinson, hai presente?
Dopo la crisi degli anni ’30 Bed-Stuy è stata occupata dagli afroamericani diventando un quartiere popolare e spesso pericoloso. Ora però è più tranquillo e i prezzi degli affitti son così bassi che ci si stanno trasferendo giovani e artisti.
Comunque sembra di essere in Jamaica, soprattutto nel weekend dove la comunità occupa le strade per fare dei bloc party assurdi.
Essendo io molto goloso non potevo perdermi un saluto a Jessica Vander Salm, educatrice e pasticcera eccezionale, in arte Maid Marian Muffin (in Italia Lady Marian), che cucina e vende i suoi muffins in sella della sua “Robin Hood”, a Brooklyn Heights.
Seguendo le regole del buon ospite a un certo punto mi sono dovuto trasferire sul divano di Daniel che invece vive a Manhattan insieme alla sua viziatissima gatta Foosa. Visto che lì vicino c’è lo studio di Casey Neistat ho pensato di fargli visita. Casey è un tipo spericolato, diventato una star da milioni di visite su Youtube, in un video in cui prende alla lettera le indicazioni della polizia per rimanere sulla pista ciclabile, qualsiasi cosa accada, finendo per farsi malissimo.
Non molto lontano da lì si trova il quartier generale del Bicycle Film Festival, fondato da Brendt Barbur, ormai un’istituzione internazionale che in un solo evento mette insieme bici, film, mostre, musica e gente come Michel Gondry e i Blonde Redhead.
Proprio su suggerimento di Brendt mi sono diretto a far visita a Anil Bhimraj, fondatore degli Stereo Bike Crew, un gruppo di adolescenti trasferitisi da Trinidad e Tobago direttamente nel Queens e che hanno pimpato le loro biciclette facendole diventare degli enormi stereo ambulanti, per la gioia di tutto il vicinato.
Brooklyn mi mancava, così sono tornato a fargli visita in un quartiere post-industriale che si trova a ovest chiamato Red Hook, dove ho incontrato David August Trimble nella sede/officina del Red Hook Crit, una piccola gara illegale su strada che in poco tempo si è trasformata in un campionato internazionale di ciclismo in notturna, a scatto fisso e senza freni.
Dopo tutti questi giri ho pensato che un po’ di riposo a Prospect Park non mi avrebbe fatto male.