Il bandy è uno sport che ricorda l’hockey su ghiaccio, ma è un po’ meno rude e praticato su un terreno delle dimensioni di un campo da calcio con una pallina al posto del dischetto. Dal 1955 a oggi i mondiali di questo sport sono stati vinti sempre da tre nazioni: URSS – finché c’era: poi Russia – Svezia, e in una sola singola occasione Finlandia.
I prossimi mondiali di bandy si terranno a febbraio proprio in Russia, e sbilanciamoci: stavolta puntiamo tutto sulla rappresentativa della Somalia.
Ma com’è possibile che la Somalia abbia una rappresentativa di bandy? Ce l’ha eccome, da un paio d’anni ormai, non si allena a Mogadiscio – temperatura media annua: 27° circa – bensì a Borlänge, cittadina a 200 km a nord di Stoccolma, dove il termometro si assesta sui 4.7° medi annui e dove da anni vivono i suoi giocatori.
Perché la nazionale somala di stanza in Svezia è composta da migranti e rifugiati, arrivati dall’Africa alla Scandinavia negli anni passati. Hanno provato a partecipare già in passato ai mondiali nel 2014, guadagnandosi nelle parole del loro attuale allenatore il titolo di “peggior squadra che abbia mai partecipato”, realizzando 3 gol, prendendone 73, totalizzando cinque sconfitte su cinque incontri. Ma che importa…
A Ulyanovsk, in Russia, sede dei prossimi mondiali di bandy, dove le temperature medie a febbraio si assestano su un rinfrescante -10.7°, siamo tutti fiduciosi, anzi, certi che le cose andranno meglio.
Una storia che ricorda quella di Cool Runnings – Quattro sottozero, il film del 1993 che raccontava l’epopea della squadra di bob giamaicana alle Olimpiadi. Una storia vera anche quella, ispirata dal team giamaicano che si presentò ai giochi invernali di Calgary 1988.
La nazionale somala di bandy invece è nata da un’idea di Patrik Andersson, un imprenditore di Borlänge appassionato di bandy che è riuscito a coinvolgere in un’impresa folle sia i ragazzi somali arrivati in Svezia di mettersi un paio di pattini, sia la comunità locale, che probabilmente lo considerava pazzo almeno quanto i somali. Invece la squadra va avanti, esiste ormai da qualche anno, e ha anche un documentario che ne racconta le gesta, che si intitola Trevligt Folk, del 2015.
Tutto a posto quindi? Una bella storia di integrazione tra Somalia e Svezia, cementata dallo sport? Sì e no, perché non è che in Svezia oggi le cose vadano proprio alla grande per chi arriva da lontano, magari scappando da una guerra: i circa tremila somali finiti a vivere in quel di Borlänge sono arrivati in un’altra epoca per le politiche migratorie del Paese – lo ricorda stamattina il Guardian – un’epoca in cui la Svezia ha accolto oltre 200mila tra rifugiati e richiedenti asilo da ogni angolo del pianeta.
Proprio oggi – e negli ultimi mesi – anche in Scandinavia infatti c’è stata una stretta sulle politiche nei confronti dei migranti, divenute ora a maglie molto più strette. Ma anche e proprio per questo, si sa già chi tifare ai prossimi mondiali di bandy: guul guul guul Somalia!*.
*più o meno “Forza Somalia, vinci per noi!”.