Luca Tombolini è un fotografo milanese che dal 2011, si occupa di fotografare paesaggi, in solitaria, “cercando di fotografare rappresentazioni nel mondo reale di immagini inconsce”, ispirandosi a Jung per capire meglio il percorso che sta affrontando. I lavori che presenta sul suo sito cominciano con il deserto, che nella sua biografia definisce come un luogo primordiale che si presta per indagare il proprio io, scandagliando le profondità, eliminando quello che nella vita c’è di accessorio. E dopo i deserti, passa a Fuerteventura, alla Croazia, all’Islanda. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui, per capire qualcosa in più e scoprire i suoi progetti futuri.
Da dove sei partito e come sei arrivato alla fotografia in grande formato? Quali limiti ha (se ne ha) e quali sono invece i grandi pregi, per te e il tuo lavoro?
E’ successo mentre scrivevo la tesi per l’università. Avendo più tempo libero ho iniziato a interessarmi alla fotografia in generale e quando un mio amico mi ha fatto vedere un banco ottico me ne sono subito innamorato. L’idea di avere un solo scatto per fotografare un qualsiasi soggetto dava al procedimento un’aurea sacra e speciale, al contrario della fotografia in formati più piccoli o di quella digitale. Quindi la mia prima vera macchina fotografica è stata un banco ottico usato; prima di quello usavo una compatta a pellicola di mia madre. I limiti sono peso, pochi scatti e difficoltà a muoversi velocemente; ma al tempo stesso entrano a far parte del processo fotografico facendo sì che tutte le foto fatte rispondano a un canone. Non esistono pertanto scatti fatti tanto per fare. Un altro pregio è la possibilità di fare notevoli ingrandimenti, passando attraverso scansione a tamburo nel mio caso, e l’effetto di una stampa 133x100cm su un muro è sicuramente emozionante.
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Come nasce un tuo progetto? Parte da qualcosa che hai visto e che ti ha colpito, affascinato, oppure immagini qualcosa che vorresti raccontare, e solo dopo ti occupi del reale?
Deve esserci qualcosa che già mi ha colpito. Sin da piccolo ho sempre avuto la tendenza a cercare degli spazi miei, in solitaria, nella natura. Così quando nel 2011 non ero soddisfatto dei lavori fotografici che stavo facendo ho deciso di rischiare e iniziare queste serie di paesaggio. Sapevo che c’era qualcosa di particolare e molto intimo nel fatto di passar tempo vagando in tali posti e quando mi ritrovai a Fuerteventura per un altro lavoro, decisi subito di tornarci da solo. Non sapevo esattamente cosa stessi facendo ma sicuramente la direzione della ricerca era il collegamento fra paesaggio e me stesso, o detta in altre parole il fascino che alcuni posti esercitavano sul mio inconscio. Ovviamente tale ricerca è molto lontana dall’essere conclusa, se mai potrà esserlo, ma è sicuramente più strutturata tramite la lettura delle opere di Carl Gustav Jung, libri che sono andati a completare una parte del puzzle che sto mettendo insieme. Al momento posso dire che sto cercando di fotografare rappresentazioni nel mondo reale di immagini inconsce.
Sei focalizzato sui paesaggi di diversi tipi, che sai rendere nei dettagli e nell’intero, che sai “ritagliare” scegliendo inquadrature molto particolari. I titoli dei tuoi progetti suggeriscono una ricerca in corso e una continuità: LS IV, LS V, LS VI, LS VII, LS VIII. Due domande: dove sono finiti l’I-II-III?
Le serie I-II-III esistono e contengono molte foto che mi piacciono ma, come detto per la domanda precedente, non ero ancora pronto spiritualmente. A malincuore ho deciso di non presentare quei lavori che non sono nati dal medesimo processo mentale. La storia è sempre la stessa per tutte le serie: un lungo viaggio in solitaria per togliersi mentalmente dalla vita quotidiana. Vivo sempre a contatto con il posto che decido di fotografare, mi ci perdo e lo guardo cambiare da diversi punti di vista nel ciclo naturale di giorno/notte. Un po’ come poteva succedere a un nostro antenato all’inizio della storia dell’uomo (un momento che è bene ricordare che sulla scala di tempo dell’Universo è appena dietro l’angolo). Se sento che quello che vedo mi suscita emozioni mi fermo quanto serve e fotografo, oppure prendo nota e ci torno quando possibile.
Hai già in mente il prossimo progetto?
Sarà un altro lungo viaggio. Sento che ho ancora molto da fare nel nord Africa ma purtroppo il momento sconsiglia un viaggio in solitaria in fuoristrada. L’ultima serie, LS VIII, è totalmente scattata in Islanda ed anche lì sarà necessario tornarci. Solitamente la scelta di dove andare si presenta molto chiaramente come una necessità di partire; vedremo questa volta cosa succederà.