«Da anni mi interrogavo sulla fede e la non fede. Come molti avevo tante domande e non trovavo risposte. Finché nel 2012 scopro che è nata la Chiesa Pastafariana Italiana. Non potevo perdere questa occasione». Marco Miglianti ha 50 anni, vive in provincia di Bologna, lavora come sistemista informatico in una grande azienda. Si è convertito al pastafarianesimo quasi otto anni fa e oggi è il Presidente dell’Associazione Chiesa Pastafariana Italiana. “Le religioni però non nascono in pochi minuti, la nostra è una storia antichissima” racconta.
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«Si sono trovate tracce del culto del Prodigioso Spaghetto Volante già migliaia di anni fa. Pensate agli spaghetti ritrovati in Asia. Poi non si è parlato più di questa religione per vari motivi, che non sappiamo quali sono, e il pastafarianesimo sembrava scomparso. Fino a quando, nel 2005 il nostro profeta Bobby Henderson decise di rivelarlo nuovamente al mondo». Bobby Henderson a quel tempo aveva 24 anni, era laureato in fisica, disoccupato (e un po’ preoccupato al riguardo). Ma ciò che lo tormentava davvero era la decisione della Commissione Scolastica Statale del Kansas di assegnare pari dignità alla teoria del creazionismo e dell’evoluzionismo nella scuola pubblica. Scrisse una lettera in cui chiedeva che, per equità e rispetto, venisse aggiunta una terza visione: «Ricordiamoci che ci sono teorie multiple sul disegno intelligente» fu il suo monito. «Sia io che molti altri nel mondo crediamo fermamente che l’universo sia stato creato dal Prodigioso Spaghetto Volante» prosegue la lettera. «Egli ha creato tutto ciò che vediamo e percepiamo intorno a noi. Siamo fermamente convinti che la mole soverchiante di prove scientifiche tesa a dimostrare i processi evolutivi non sia altro che una mera coincidenza posta in essere da Lui stesso».
I giornali parlarono della lettera di Henderson e molti suoi sostenitori si dichiararono immediatamente pastafariani. La religione degli scolapasta si diffuse rapidamente negli Stati Uniti e in Europa. In Italia la scintilla si accese nel 2011. «Avevo pubblicato sul mio profilo facebook la notizia che l’Austria aveva concesso ad un cittadino di posare nei documenti d’identità con lo scolapasta in testa» racconta Alberto Mancini, attuale Presidente del Collegio dei Probiviri della Chiesa Pastafariana Italiana e Priore di Roma. «Dopo poco mi contattò un certo Giorgio De Angelis, si complimentò con me per aver diffuso quell’informazione e mi disse che lui era il capo supremo della Chiesa Pastafariana Italiana. All’inizio lo considerai un pazzo naturalmente, ma poi mi resi conto che era solo un religioso, esattamente come me».
Giorgio De Angelis fu il primo Pastefice pastafariano d’Italia, romano, lavorava come impiegato alle poste. «Fu il primo a fondare una pagina ufficiale della chiesa e ne prese il comando: fu una scelta saggia e naturale, in fin dei conti ciò accade in tutte le religioni» spiega ancora Alberto. “Come fanno tutte le altre religioni”, questo è il punto. “Il pastafarianesimo va considerato come tutte le altre religioni. Nessuna religione va presa seriamente o non seriamente» spiega Alberto. «E non diciamo che la nostra religione è parodistica» aggiunge Marco. «Noi non prendiamo in giro nessuno. Anche perché altrimenti potremmo dire che anche il cattolicesimo è una religione parodistica: ha preso i precetti ebraici e li ha fatti propri cambiandoli, non è la stessa cosa che viene attribuita noi?».
Il primo incontro ufficiale dei pastafariani italiani si tenne il 10 marzo 2012 al Parco degli Acquedotti di Roma. Giorgio De Angelis e i primi fedeli dedicarono settimane all’organizzazione, il programma prevedeva tra le altre cose: “lettura degli otto condimenti, distribuzione delle coccarde e delle pergamene di Capitan Pesto, sfilata con i più bei vestiti da pirata, punto di distribuzione fisso di birra chiaramente indicato e ben visibile, recitazione del sacro Ramen e mega spaghettata – “come faremo bollire ettolitri di acqua in un parco pubblico e in quale contenitore lo sa solo il PSV Ramen”.
A questo primo evento parteciparono una ventina di pastafariani provenienti da tutta Italia. La prima pietra era stata posata. Il 16 ottobre degli ignari postini consegnarono le prime lettere con il francobollo ufficiale della Chiesa Pastafariana Italiana, bolli da 0,66 cl con l’effigie di Pappa Al Zarkawi. “Il Frescovo di Roma ha inviato alcune lettere ai ministri di culto pastafariani sparsi per lo Stivale. La consegna delle lettere in soli quattro giorni, considerando il weekend, ha fatto parlare alcuni già di un vero e proprio miracolo” si legge nel primo blog ufficiale della Chiesa.
«Al secondo raduno nazionale, che si tenne a Venezia a luglio 2013, proposi al Pastefice di fondare un giornale, ogni religione che si rispetti deve averne uno!» ricorda Marco. Così nacque l’Osservatore pastafariano: “giornale periodico, politico religioso” dove si parla di laicità dello stato, religione e cucina. L’obiettivo della Chiesa e del suo principale organo di stampa era uno solo: farsi riconoscere dallo Stato come religione.
Se lo erano le grandi religioni monoteiste, perché il pastafarianesimo no? Se posso esporre il crocifisso in classe perché non esporre anche il liscafisso? E se permettiamo di posare nelle foto dei documenti ufficiali con il velo, perchè dovremmo vietarlo a chi porta uno scolapasta in testa? O a tutti o a nessuno.
Giorgio De Angelis venne a mancare alla fine del 2013, fu nominato un nuovo Pappa, Marco De Paolini, e il clero si riunì per capire come portare avanti la missione iniziata dal primo Pastefice.
«L’unica via possibile era quella della legalità e della trasparenza» racconta Marco Miglianti. «Nel novembre 2014 abbiamo fondato l’Associazione Chiesa Pastafariana Italiana e l’abbiamo registrata all’Agenzia delle Entrate. C’è un iter ben preciso per fare la richiesta di riconoscimento allo Stato italiano e questo è il primo passo. L’associazione ha un indirizzo, un codice fiscale, un conto corrente: noi vogliamo essere visibili, non è un’attività segreta». È stato istituito un consiglio direttivo e un presidente, Marco Miglianti appunto.
Oggi l’Associazione ha circa 250 iscritti che versano una quota associativa annuale, ma i numeri dei fedeli sono in continua crescita. «Su internet abbiamo migliaia di iscritti e alle nostre iniziative partecipa sempre più gente». La Chiesa Pastafariana ha sede a Bologna, ma in tutta Italia sono nate 36 pannocchie, le organizzazioni provinciali animate da Frescovi e fedeli, e decine di luoghi di culto certificati: dal “Pastificio di Giulio” in Valsesia all’Osteria sottovento vicino a Castellammare del Golfo, passando per Afragola, il Monte Dolada e Bellaria Igea Marina. «Vorremmo poter disporre di un registro ufficiale da consegnare alle autorità per dimostrare che la nostra religione dispone di adeguati Luoghi di Culto» spiegano dall’Associazione. «Va da sé che, quando avremo ottenuto il riconoscimento da parte dello Stato, chiederemo anche un’intesa in cui si stabilisca che i nostri Luoghi di Culto godano dello stesso trattamento di favore che il fisco garantisce a quelli di altre religioni».
Oltre al riconoscimento ufficiale i pastafariani chiedono il diritto di indossare il Sacro Copricapo nelle foto sui documenti. «La Legge italiana stabilisce che le foto sui documenti di identificazione devono essere fatte a viso e capo scoperto. Tuttavia il Ministero dell’Interno ha stabilito delle eccezioni per motivi religiosi a questa regola attraverso una serie di circolari» scrivono. E se c’è una regola deve valere per tutti: quindi perché non accettare lo scolapasta?
Ma i pastafariani indossano sempre il loro copricapo bucato? «Io in ufficio vado senza per una questione di rispetto: come i miei colleghi non vengono con i loro abiti religiosi tradizionali neanch’io lo faccio» spiega Marco. «Ma quando lo indossiamo ci accorgiamo che molte persone si incuriosiscono e si avvicinano al nostro credo. Per questo abbiamo istituito il “mese dell’orgoglio pastafariano”: a maggio inviteremo i fedeli a portare lo scolapasta in testa tutti i venerdì, per tutto il giorno. Non bisogna vergognarsi a mostrarsi con un simbolo sacro. Però diremo anche di stare molto attenti sul posto di lavoro: di informarsi prima se possono farlo, che non dia fastidio a nessuno».
In questi mesi i pastafariani hanno invaso le piazze con tagliatelle e chiacchiere di carnevale a sostegno delle unioni civili, al fianco dei sentinelli in piedi e a sostegno del ddl Cirinnà. «Noi in realtà sosteniamo il matrimonio per tutti: chiunque dovrebbe avere il diritto di sposarsi se vuole bene al proprio compagno. E naturalmente siamo favorevoli anche alle adozioni». La Chiesa ha obiettivi anche a lungo termine: il riconoscimento della religione pastafariana a livello continentale, grazie al Consiglio Europeo delle Chiese Pastafariane fondato nel 2014, e l’abolizione dell’articolo 7 della Costituzione Italiana (quello sui rapporti tra Stato e Chiesa). «Ma per questo credo che ci sia ancora molta strada da fare» confessa Marco.